Colpito da questo messaggio – che dopo potrete leggere –  rifletto sul rugby di oggi: dietro alla Pro 12, infatti, ci sono molteplici situazioni ovali che penalizzano in maniera determinante la crescita dell’intero movimento. Quali? Ad esempio le “liti” tra società limitrofe che bloccano i giocatori, piuttosto che farli andare a giocare da un’altra parte – come nel caso che andremo a riportare di seguito – le stesse “liti”, poi, impediscono eventuali collaborazioni tra società appena nate che, se unite potrebbero far giocare i propri atleti, divise invece fanno fatica ad andare avanti e nella maggior parte dei casi scompaiono nel giro di un paio di stagioni; per non parlare poi delle “dirigenze” che con la mentalità all’italiana “ma si poi faremo, tranquilli”, sono le prime a penalizzare la crescita tanto delle piccole, quanto delle grandi società. Perché se è vero che in Italia bisogna investire sui tecnici, è altrettanto vero che servirebbe anche una formazione continua a livello manageriale, per far capire ai più come si gestisce una società valorizzandola e non il contrario. Ma analizziamo il caso specifico: “io ti blocco, perché con quella società non vado d’accordo”. Quante volte ho sentito frasi del genere. Quante volte ho litigato furiosamente con i dirigenti, dopo aver sentito frasi del genere. Ma come si fa a bloccare giovani, forti o atleti normali che siano, per delle problematiche personali. Io ritengo che si debba difendere sempre la libertà del giocatore di praticare lo sport che vuole, a prescindere da antipatie e campanilismi vari. Ora, di seguito, riporto un messaggio ricevuto in giornata; a voi i commenti.

 

“Ciao, sono un giocatore del Chicken Rozzano rugby, squadra di serie C1

scrivo per chiedere il tuo aiuto per una iniziativa a supporto di alcuni nostri compagni che NON possono giocare al loro sport preferito a causa della burocrazia e della miopia di alcune persone

Ci sono dei nostri compagni (alcuni sono Chicken da generazioni, per intenderci sono entrati sul campo da rugby a Rozzano per la prima volta con il passeggino) che non possono giocare con noi perché, nonostante la loro volontà, non ottengono il nullaosta dalla squadra con cui hanno giocato le giovanili e stiamo parlando del nulla osta verso una squadra di serie C, mica per andare a giocare in Pro 12.

La loro unica richiesta è quella di voler soltanto giocare e di farlo nella squadra che ritengono loro più vicina rugbisticamente. Ciò purtroppo si scontra con la burocrazia e la miopia di alcune persone che preferiscono che un ragazzo di vent’anni stia fermo piuttosto che lasciarlo giocare in una squadra diversa.

… Il nostro è uno sport puro e questi sotterfugi non gli appartengono …”

@davidemacor

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