Gianni Zanon, coordinatore tecnico dell’ U16 e 18 del Benetton Rugby, parla dell’andamento delle categorie da lui seguite e si esprime sul movimento rugbistico giovanile.

Cosa ne pensi del parco allenatori delle categorie U 16 e U18?

“Quando si parla delle categorie U16 e U18 si fa riferimento alla fase finale della costruzione dei giocatori del settore Juniores. In queste categorie non esiste ancora la figura dell’allenatore bensì del tecnico-educatore, ossia una figura in grado di far crescere un giovane prima come persona e poi come possibile giocatore. La nostra società pone su queste categorie la massima attenzione avvalendosi di educatori (ex giocatori) con una buona esperienza tecnica e con buone capacità relazionali”

Quanta importanza viene data dal club ai risultati scolastici?

“Indubbiamente lo studio è fondamentale e credo che se un ragazzo non ha un buon rendimento scolastico, il “punirlo” vietandogli la pratica sportiva non sia la soluzione al problema. A mio avviso dobbiamo far capire ai ragazzi che si può essere contemporaneamente sia buoni studenti che buoni giocatori. In campo attraverso il gioco gli insegniamo a fare delle scelte e a prendersi delle responsabilità per poi riportarle nella vita di tutti i giorni”

Sei soddisfatto dell’andamento stagionale delle due squadre Under 16 e dell’Under 18?

“Per la prima volta quest’anno abbiamo due squadre Under 16 ed entrambe ad oggi stanno facendo il loro percorso in linea con le nostre aspettative. Per quanto riguarda l’Under 18, quest’anno si è ritrovata a disputare un campionato molto competitivo, con 3-4 squadre di pari livello. I ragazzi si stanno impegnando, al momento rimangono due partite decisive per accedere alla fase finale”

Qual è il tuo pensiero riguardo le accademie in Italia?

“Credo che l’accademia, così come è strutturata, sia qualcosa di forzato nell’equilibrio di un ragazzo. Prendere un giovane per una settimana e metterlo in un ambiente in cui viene privato degli affetti familiari crea certamente degli squilibri. Inoltre non avendo ancora compiuto 18 anni, sono costretti a rimanere all’interno della struttura, limitando e condizionando il loro stile di vita, questo per me è uno dei motivi per cui ragazzi con ottime qualità rifiutano di entrare nelle accademie. Sono convinto che il lavoro delle accademie debba essere fatto nei club, almeno in determinate zone, aumentando la qualità e il numero degli allenamenti, dando così ai ragazzi un maggior senso di appartenenza”

Qual è in una frase la filosofia del settore giovanile?

“La filosofia di tutti i settori giovanili dovrebbe essere: crescita, sviluppo e senso di responsabilità”

Come sono i rapporti tra le società che partecipano allo stesso campionato?

“Tra le società limitrofe esiste da anni uno storico antagonismo, ma ritengo giusto che debba esistere e rimanere solo all’interno del terreno di gioco. Mentre fuori dal campo tra gli staff si dovrebbero organizzare degli incontri al fine di instaurare un maggior dialogo e uno scambio di opinioni per risolvere le problematiche comuni”

Cosa manca ai nostri settori giovanili?

“La mia esperienza mi permette di affermare che non si riesce a completare la formazione di questi ragazzi a 18 anni. Ritengo che quando escono dal settore giovanile non siano ancora pronti per approdare alla categoria seniores. La prima causa è dovuta all’esiguo numero di partite giocate, il vissuto che loro hanno è limitato e va inevitabilmente ad incidere sulle prestazioni. Meno partite significa meno esperienza. Inoltre ribadisco ancora una volta la necessità di creare una categoria U20, che permetterebbe loro di maturare e completare il percorso di crescita, che al momento nel nostro paese risulta insufficiente”

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