Al pratone di viale Mazzini 83, tra gli atleti che giocano a Touch Rugby, forma di fitness praticata all’aria aperta in compagnia della palla ovale, ci sono alcuni ragazzi arrivati in Italia tramite l’emergenza nord Africa. Si tratta di un gruppo di persone fuggite dalla guerra, che ora sono tutelate da una Cooperativa Sociale di Besate. I ragazzi sono arrivati a Besate, piccolo paese alle porte di Milano, perché affidati direttamente dal governo alla cooperativa, coordinata da Stefania Cappetti, che li accompagna ogni martedì sera al capo del Sacro Cuore.

I giovani si recano agli allenamenti di Touch Rugby dell’ASD RugBio da tre settimane. Ognuno di loro ha una storia, alcuni si lasciano accompagnare al campo dalle proprie compagne, con i figli al seguito. Non conoscono bene l’italiano, si esprimono in broken english ed è difficile sapere da loro più informazioni sulla vita passata e presente. Però i loro compagni di squadra italiani dicono che “nel Touch Rugby sono i più veloci”; oltre al fatto che: “sono entusiasti di giocare. Noi  della cooperativa -aggiunge Stefania Cappetti- li accompagniamo al Touch per integrarsi in Italia, anche attraverso lo sport e poi, chi lo sa: da cosa nasce cosa”.

Gli stessi ragazzi frequentano il corso di italiano dell’Associazione La Tribù, che all’Oratorio Sacro Cuore si occupa di assistenza, aiuto e insegnamento di lingua italiana agli stranieri. Per loro, l’apprendimento della lingua è visto come una possibilità per riscattarsi e integrarsi nella cultura del Bel Paese. Gina Boarin, presidente de La Tribù, li presenta così: ”Sono giovani che hanno voglia di lavorare, la maggior parte di loro ha diciotto anni, sono attenti e capiscono che imparare può aiutarli”.

Proprio con il Touch Rugby, in collaborazione con l’Associazione La Tribù,  l’ASD RugBio porta avanti il progetto RugBio, contribuendo ad avvicinare realtà e soggettività diverse attraverso lo sport. Per formare una squadra, “I BioTouchers” in cui la multiculturalità fa la forza e la crescita personale.

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