Cecchino infallibile della Nazionale Italiana, Veronica Schiavon fa parte di una lunga tradizione rugbistica familiare tra l’azzurro ed il Riviera del Brenta. Assieme alla sorella Valentina ha costituito una delle mediane più affidabili nella storia del rugby femminile, menomata in Nazionale spesso dalla indisponibilità contemporanea per motivi lavorativi: in pratica se veniva chiamata una sorella, non poteva essere chiamata l’altra e viceversa. Di recente, poi, una scelta di vita ha portato Veronica ulteriormente lontana, visto il suo amore per il Sol Levante.

Veronica, sei stata una delle giocatrici che hanno contribuito maggiormente alla crescita del rugby femminile in Italia, come valuti la situazione di crescita attuale?

“Ora vivo in Giappone e ho un po’ perso di vista la situazione. Leggendo alcune news su Facebook e parlando con le mie ex compagne direi che la voglia di fare da parte delle ragazze c’è, e il numero è in crescita, ma per le società non è facile sostenere un Campionato. E non è facile in questo periodo trovare sponsor interessati a sostenere il rugby femminile”.

Hai avuto immagino nel tuo percorso anche esperienze di rugby a sette, disciplina che come saprai viene utilizzata per il Petternella. Come ti sei trovata? Che differenze hai notato?

“Con il Riviera del Brenta abbiamo partecipato a varie edizioni del Petternella, sempre con piacere e anche con buoni risultati, certo se si vuole giocarlo alla maniera Seven farlo prima dell’inizio del Campionato non è proprio il massimo, dato che la preparazione è tutta incentrata nel quindici, quindi magari la spettacolarità del Seven viene meno, e si va più sul contatto. Durante il mio anno in Inghilterra invece il Seven è entrato in scena con piacere alla fine del Campionato, con vari tornei, così facendo si punta proprio a giocare con quello spirito”.

Hai seguito il rugby alle Olimpiadi? Ti è piaciuto?

“Purtroppo il fuso col Giappone mi ha impedito di vedere le partite in diretta, ma grazie ad internet qualcosa sono riuscita a vedere e direi che il rugby alle Olimpiadi ci sta proprio! Il torneo dura un paio di giorni, spettacolo e divertimento assicurato. Peccato l’Italia al momento sia abbastanza lontana dal potervi partecipare, ma fra quattro anni come sarà la situazione?”.

Ora sei in Giappone, dove se non sbaglio giochi proprio a sette, il Giappone è stato una delle sorprese delle Olimpiadi. Come è stata vissuta l’esperienza lì?

“Dopo il boom del mondiale con la vittoria sul Sud Africa il rugby qui ha avuto uno sviluppo enorme dal punto di vista mediatico soprattutto, quindi molti sostenitori sono stati ben ripagati dalla buona prestazione della Nazionale maschile, arrivata quarta proprio dietro al Sud Africa. La femminile, invece, ha confermato quanto fatto alle World Series, sicuramente fra quattro anni in casa ci si aspetta tutti qualcosa di più”.

Com’è la tua esperienza di rugby nipponico sinora?

“Qui il rugby è tanto allenamento e poche partite purtroppo. Si, il Seven è l’attività principale, ma i tornei che contano sono solo quattro, cinque. Per la stagione a quindici è lo stesso: quattro, cinque le partite che contano, poi ci sono amichevoli e piccoli tornei. Se si riuscisse a fare un Campionato più consistente sarebbe più piacevole”.

Che ricordi hai del Torneo Petternella?

“Ho partecipato a diverse edizioni e sicuramente qualcuna l’abbiamo anche vinta con il Riviera del Brenta. Ricordo che anni fa usavamo delle maglie particolari per i Petternella, non quelle del Campionato, ma una muta vecchia a scacchi colorati e proprio con quella lo abbiamo vinto. Altro ricordo piacevole del torneo è sicuramente la pasta pasticciata del terzo tempo! La preparano ancora? Uno dei motivi per partecipare era sicuramente il post!”

Cosa vorresti dire alle tue compagne che quest’anno prenderanno parte alla ventesima edizione?

“Il Petternella è sicuramente un torneo importante dal punto di vista del gioco, ma soprattutto un torneo al quale partecipano tante squadre, tante che poi in Campionato non si incontrano, quindi possibilità di fare nuove amicizie o incontrare persone che solo in queste occasioni si incontrano. Mettetecela tutta in campo, ma godetevi anche tutto l’insieme!”

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