Nel dopo partita di Roma i commenti sulla prestazione di Botes si sono letteralmente sprecati. C’è chi sostiene che l’atleta sudafricano sia un fenomeno e chi, invece, afferma sia l’ennesimo equiparato venuto qui solo per i soldi e per qualche minuto internazionale di “gloria”. Io personalmente sono contrario a tutto questo parlare “a vanvera”, perchè  è sempre il campo ad avere l’ultima parola: ragion per cui Botes è un giocatore da nazionale, che merita di avere l’opportunità di essere convocato e di giocare. Gli errori ci stanno, è pur sempre un essere umano e giocare davanti a 55 mila persone, sotto la neve, all’esordio casalingo con la maglia dell’Italia, immagino possa essere un “minimo” impegnativo. Poi se Brunel, che mi sembra essere una persona con le idee molto chiare in testa, ha deciso di convocarlo, evidentemente l’ha fatto per un motivo preciso e ben definito nei propri programmi di riorganizzazione dell’Italia. Volendo, però, fare una riflessione mirata, ci si potrebbe soffermare sul fatto che questa nazionale non ha ancora la sua apertura tutta italiana. Eh si, perché gli investimenti sui giovani li stiamo facendo, magari in ritardo rispetto al resto dell’Europa rugbistica che conta, ma la voglia di investire e di cambiare c’è. Fino a che punto però? In Italia si sente spesso (sempre) dire “eh ma non ha abbastanza esperienza per vestire quella maglia”, ma se non facciamo giocare i nostri giovani, quando mai riusciranno a conquistare questa tanto agognata esperienza! In tutto il mondo rugbsitico i giovani vengono spinti all’esordio in prima squadra o in nazionale con più audacia rispetto all’ Italia. Pensiamo a Jonny Wilkinson, lanciato nella mischia a soli 19 anni e poi diventato uno dei giocatori di rugby più forti di tutti i tempi, oppure a Fredric Michalak, anch’egli esordiente con i Blues a soli diciannove anni, come il suo compaesano Morgan Parra. Ecco questi sono solo degli esempi, di grandi promesse diventate poi dei grandissimi giocatori, ma inizialmente erano degli emeriti sconosciuti ai più! Ragion per cui, perché non puntare su aperture di ruolo, volute e cresciute dalla federazione come Riccardo Della Rossa (cè stato scelto, allenato e costruito per fare il mediano d’apertura), ok che non avrà l’esperienza, ma provarlo con i grandi non sarebbe un bel segnale per tutto il movimento? Chi vivrà vedrà…e noi viviamo, nell’attesa delle prime vere mosse di Brunel.