Più guardo il rugby attuale, più penso che il “mio rugby” era completamente differente. Mi spiego: se i valori sono rimasti tutto sommato gli stessi, i giocatori che lo praticano sono totalmente cambiati; diciamo che si sono evoluti, diventando dei veri e propri atleti. Ai miei tempi, invece, ogni fisico aveva il suo ruolo e non potevi evitare di portare per tutta la carriera sempre la stessa maglia. Ora provo a fare un confronto tra presente e passato…nel tentativo di spiegarmi meglio.

 

– Il Pilone del presente: un corridore, molto grosso, ma pur sempre un corridore. Il più grosso della squadra, ma con una massa magra superiore a quella grassa. Se ne vedono anche alcuni con la “tartaruga” (gli addominali per intenderci);

 

Il Pilone del passato: un grandissimo mangiatore di terzi tempi. In mezzo al campo faceva poca strada (spesso pochissima), ma quando lo incontravi non si risparmiava e una “sportellata” te la regalava sempre. La sua partita se la giocava nelle mischie chiuse e negli spazi stretti a fianco ai raggruppamenti: “botte da orbi”. La “tartaruga” era sostituita da una “cinquecento”, nel senso della pancia che esponevano sempre con grande orgoglio rispondendo a tutti: “Sono un pilone, mica un’ala”;

 

La seconda linea del presente: atletico, slanciato, inserito nel gioco. Coordina le touche e si ripropone in numerose fasi d’attacco, non disdegna fare dei placcaggi in gioco aperto, spesso in seconda o terza fase su qualche ala di passaggio negli spazi “stretti”;

 

La Seconda linea del passato: alti e silenziosi, potevano fare solo le seconde linee. Usati in maniera ottimale in touche, ottimi in fase di spinta nelle mischie chiuse. La caratteristica? Sembrano vivere in un mondo a parte, partecipavano alle partite ad intervalli regolari, quando loro decidevano che era il momento di entrare in gioco;

 

La terza linea del presente: un atleta completo. Corridore, gran placcatore, con una buona visione di gioco e la capacità di essere determinante tanto nelle azioni offensive, quanto in quelle difensive. Un leader;

 

La terza linea del passato: un pazzo. Nervoso al punto giusto e completamente devoto all’impatto. Durante ogni partita trovava un nemico, magari non si conoscevano nemmeno, ma lui lo odiava e per questo era battaglia per ottanta minuti di gioco effettivo;

 

Il “Numero 8” del presente: un trequarti aggiunto in attacco, grande trascinatore e capace di impensierire le difese avversarie ad ogni palla toccata. Una diga difensiva, votato al sacrificio e sempre a disposizione della sua squadra;

 

Il “Numero 8” del passato: normalmente era il bello della mischia, sempre fidanzato, ma con una “storia in ogni città” dove si andava a giocare. Era pure forte e giocava, ma dava il meglio solo quando percepiva che se avesse “segnato quella meta” o “fatto quel placcaggio in recupero”, sarebbe entrato nella storia del club o, quantomeno, nelle chiacchere del Bar Sport del paese, per i successivi secoli;

 

Il mediano di mischia del presente: il metronomo del rugby. Lui detta i tempi di gioco, stimola la mischia a fare bene e concede ai trequarti di giocare al meglio, grazie a passaggi precisi e lanci di gioco ottimali;

 

Il mediano di mischia del passato: tutti quelli che ho incontrato erano dei maestri nel far innervosire gli avversari, li punzecchiavano per tutto il corso della partita. Rugbisticamente poi erano impeccabili, gran corridori, ottimi passatori, ma erano sostanzialmente votati a distruggere psicologicamente gli avversari;

Continua…

@anonimorugbista

La foto è dell'archivio storico del Rugby Bologna.

La foto è dell’archivio storico del Rugby Bologna.