487633_10151472720216824_1549003873_nInizia oggi il viaggio nella vera essenza del rugby non professionistico: il campionato amatoriale. Come cos’è? È un torneo organizzato in parallelo a quello della Fir, che coinvolge appassionati e persone che hanno scoperto la palla ovale da poco e vogliono comunque giocarci. Il torneo nasce dell’esigenza di alcune squadre di poter partecipare attivamente ad un campionato, senza obbligatoriamente dover adempiere ad tutti gli onerosi obblighi imposti dalle federazioni. Quello che mi propongo di fare è presentare buona parte delle squadre che vi partecipano, in modo tale da scoprire queste fantastiche realtà e, magari, anche chi le gestisce e le vive in prima persona. Questa decisione è stata presa di recente e, materialmente, è iniziata ieri sera quando mi sono imbattuto nella Stella Rossa, compagine milanese, che già conoscevo, ma che eccelle per la presentazione dettagliata e precisa che propone sul proprio sito web. Così ve la propongo (chiaramente ho chiesto a chi di dovere, il permesso per pubblicare il tutto), perché secondo me descrive la vera essenza di questa piccola, grande realtà.

 

Stella Rossa è un’idea, il sogno di un gruppo di amici cresciuti insieme, che un lontano giorno del 2007 pensarono “sarebbe bello creare una squadra di rugby aperta a tutti, anche a dei neofiti come noi..”.


L’idea prese piede, aiutata da qualche birra, e questi ragazzi iniziarono a concepire gli elementi che tuttora costituiscono i fondamenti della squadra: “deve essere aperta a tutti”, “deve essere accogliente, accessibile economicamente, impegnata nel sociale.”, “deve lottare in campo, così come noi ci battiamo fuori, per i valori in cui crediamo: l’inclusione,l’integrazione, l’antirazzismo, l’antifascismo”.

Non sarebbe stato facile riassumere tutto questo in qualcosa che fosse semplice ma allo stesso tempo chiaro e simbolico, fino a che, come spesso accade quando si parte dal tetto per fare una casa, i fondatori iniziarono a pensare a un nome, un nome in grado di far capire a tutti quale fosse l’origine culturale, quale il pensiero, quale il progetto: una nuova stella, rossa, entrava nel cielo grigio di Milano.

L’idea divenne progetto, nebuloso certo, ma reale e l’entusiasmo ne fu il motore: noncuranti di non sapere niente di palle ovali, ma convinti che il fascino di quello sport di squadra, così completo e così nobile per i valori espressi dentro e fuori dal campo, meritasse qualcosa di più di un appuntamento settimanale per seguire le partite del mondiale, i ragazzi diedero vita a un proficuo passaparola per organizzare i primi allenamenti.

La Stella Rossa nacque nei parchi di Milano (si era ancora lontani da immaginare che un giorno sarebbe entrata in un vero campo da gioco). I cittadini guardavano con curiosità e simpatia quei venti disperati rotolarsi nell’erba del Trenno o del Monte Stella, chiedendosi quale nuova droga stesse diffondendosi per le strade della metropoli.

La domanda (appropriata per la verità) rimase senza risposta, ma per un motivo o per un altro, l’entusiasmo invece che scemare crebbe e crebbe ancora.

I primi venti, diventarono venticinque, e poi trenta e i ragazzi si resero conto che forse quell’idea aveva colto nel segno e che a Milano serviva veramente una squadra aperta a tutti.

Così, un po’ per gioco e un po’ per sfida, nacque la scapestrata e romantica Stella Rossa, con l’originario gruppo di amici a cui nel frattempo si erano aggiunti molti altri che avevano subito il richiamo di quella pazzia.

I parchi iniziarono a stare un po’ stretti e la Stella cercò per i suoi giocatori una nuova sistemazione in un campo vero. La sfida si rivelò più ardua del previsto, perché allora come adesso, Milano non era ricca di campi da rugby e le società custodivano gelosamente i loro piccoli rettangoli d’erba.

I primi spazi, sudati e strappati con i denti, li trovò negli orari più incredibili, come il sabato alle 12.00 del mattino, ma l’esaltazione per gli sviluppi del progetto prevalsero sul sonno e sui postumi delle bevute: la Stella aveva il suo primo campo.

Ai progressi organizzativi, si accompagnarono le prime amichevoli: la squadra si dimostrò da subito unita in campo come in spogliatoio e sebbene il livello fosse ancora bassissimo, portò a casa i primi risultati. Fu come gettare benzina sul fuoco.

Mai decisione fu più affrettata, incosciente e folle come quella di iscriversi, a meno di un anno di esistenza, a un torneo internazionale a Nizza, nel cuore del rugby francese. Ma il raziocinio non fu mai (e tutt’ora è ben poco) nella testa dei ragazzi, che affittarono un pullman e partirono per la prima trasferta.

Solo chi partecipò a quel torneo può dire quanto segnò la storia della squadra: fino a qualche mese prima erano al bancone di un pub a fantasticare di nomi e maglie e già adesso giocavano a rugby in Francia; forse sarebbe bastata l’emozione della trasferta e l’incontro con tutte quelle realtà più mature a farli tirare avanti un altro anno. Ma non contenti, decisero di giocarsela fino in fondo, arrivando secondi e perdendo in finale contro gente che aveva il rugby nel sangue.

Si sentirono rugbisti, forse acerbi, scarsi, pazzi, ma pur sempre rugbisti. In più, la naturale attitudine per il terzo tempo (che è tutt’ora quello che giocano meglio) li aiutò a sentirsi integrati in quel mondo onesto, giusto e umile, in cui c’era spazio per tutti.

In quel momento esatto, sollevando la loro prima coppa, i ragazzi capirono che non si poteva più tornare indietro. Al ritorno si ritrovarono di nuovo intorno a una buona birra e decisero di dar vita ad una associazione: la “Stella Rossa Rugby Milano”; così dopo essersi inventati giocatori di rugby, i ragazzi si inventarono dirigenti sportivi.

Con la nascita dell’associazione i cambiamenti giunsero repentini. Emerse prima di tutto l’esigenza di trovare qualcuno in grado di allenare il gruppo, in grado di trasformare quella accozzaglia informe di romantici atleti della domenica, in una vera squadra.

Con la fortuna che premia gli audaci trovarono dei volontari, forse più fulminati di loro, disposti a tentare l’impossibile.

Grazie a loro la Stella Rossa divenne una vera squadra, con dei ruoli, degli schemi: quindici giocatori con un’unica mente in campo.

Nel frattempo la dirigenza vinse le prime importanti battaglie, la Stella trovò una casa (con degli spogliatoi!), si organizzarono due allenamenti alla settimana e si pubblicizzò l’attività in giro per la città. Il successo era ormai inarrestabile.

Alla fine del terzo anno di vita la Stella organizzò e promosse il primo “Torneo Antirazzista di rugby” in Italia, grazie anche a Uisp, che da quel momento adottò la squadra.

All’inizio del quarto fondò, insieme a pochi altri pionieri, il primo Campionato Amatoriale di Rugby in Italia. In principio con sette squadre, l’anno successivo con dodici, quest’anno con venti; si ripeteva il successo contagioso già vissuto dalla squadra.

Nel 2011 creò invece il primo esperimento italiano di “Rugby e disagio mentale”, grazie alla collaborazione con Fondazione Lighea; ne nacque la “Mud Star” una squadra nella squadra e un’altra piccola ma fondamentale tessera nel mosaico del progetto.

La Stella esiste ormai da più di sei anni, guardando indietro, non si capisce come abbiano fatto quei sognatori un po’ brilli a dare vita a un progetto così completo e importante. Tante sono state le soddisfazioni che si sono regalati e che hanno regalato a chi ha avuto la fortuna di partecipare, anche solo per un momento, alla vita di questa folle squadra.

Ma la gratificazione più grande è stata, ed è tutt’ora, coinvolgere centinaia di persone, fargli toccare una palla ovale, farli sentire dei rugbisti, parte di una squadra, di un progetto, di una famiglia, condividere con loro idee, speranze ed entusiasmo, dentro e fuori dal campo.

Perché il rugby è molto di più di un semplice sport, è un insieme di valori e di insegnamenti di vita: il sostegno, l’inclusione, il lavoro di squadra, la solidarietà, l’umiltà.

Una disciplina per tutti i fisici, le abilità, le età, i colori; e la Stella Rossa prima ancora di scegliere il rugby come sport, lo ha scelto per i valori che rappresenta, quelli di chi l’ha fondata e di chi la vive ancora oggi.

E’ per questo che la Stella Rossa è molto più di una semplice squadra…è uno stile di vita!

Orari di allenamento:

Lunedì e Mercoledì – ore 19:45

Centro Sportivo Saini – Via Arcangelo Corelli, 136, 20134 Milano

 

Continua…con i Rosafanti…

 

@davidemacor