Rieccoci a parlare del futuro del rugby italiano. Durante questo finale di stagione, abbiamo assistito ad un sacco di eventi: alcuni molto belli, come il ritorno in eccellenza di una squadra storica come il San Donà di Piave e altri molto brutti, come “la cancellazione” della franchigia degli Aironi. Ora non voglio entrare nel merito di nulla, ma voglio solo dire che, oltre al rugby giocato, durante questa calda estate ovale, si giocherà anche un’altra partita: quella tra Gianni Amore e Giancarlo Dondi, per la presidenza della Federazione Italiana Rugby. Il prossimo settembre, infatti, ci saranno le fantomatiche elezioni e, al momento, i candidati stanno articolando i propri programmi e iniziando la loro “campagna elettorale”. Se, da una parte, tutti conosciamo il “Dondi Pensiero”, dall’altra non possiamo far altro che tentare di capire e conoscere meglio il programma di Gianni Amore. Eh si, perché dopo cinque mandati di fila, quella di Amore rappresenta una vera e propria ventata d’aria fresca, che forse e a parer mio, servirebbe non poco al rugby italiano. Il suo programma è dettagliato e  parte dal “basso”, dallo sviluppo e valorizzazione di quel rugby giovanile che tanto serve all’intero movimento italiano. Chiaramente, poi, non trascura franchigie e Eccellenza, ma in questa breve riflessione, voglio soffermarmi su un altro fattore: le poltrone occupate da secoli in Federazione. Le voci, sempre più insistenti, di cambiamento, spesso si soffermano sul fatto che ci sono persone che occupano incarichi da decenni, e nessuno ha mai fatto niente per cambiare, o meglio ancora per innovare. Così ho disturbato Gianni Amore, chiedendo il suo punto di vista sull’argomento ed ecco cosa ne è uscito:

 

«Penso che, arrivati a questo punto, si debba lavorare per il rugby italiano, senza pensare a “questioni di poltrona” o altro» sottolinea Gianni Amore «mi spiego: dobbiamo prendere atto, serenamente, che ci sono un sacco di cose da cambiare. A cominciare dalla gestione dei giovani, fino alle accademie e alla Celtic League. Quello che mi sento di sottolineare è che è arrivato il momento di circondarsi di persone che hanno, da sempre, lavorato per il bene della palla ovale e che troppo spesso sono stati messi in discussione, o criticati o posti ai margini del movimento. Il mio volere è chiedere la collaborazione di esperti assoluti del settore come Vittorio Munari e Franco Tonni, troppo spesso messi in disparte, invece veri conoscitori e uomini di rugby. Circondandomi di persone così, voglio rifondare il movimento rugbistico, dando il via ad un progetto “nuovo”, rivolto ai giovani, la linfa del movimento. Chiaramente non voglio assolutamente trascurare la Celtic League, ma mi preme risanare anche le serie minori, troppo spesso messe in secondo piano, rispetto al movimento. Proprio in questi giorni sto iniziando il mio “Giro d’Italia” per parlare con il maggior numero possibile di società e comitati, ma sto trovando non poche difficoltà nel riuscire a farlo. Ci sono alcuni presidenti dei Comitati Regionali che, usando metodi a mio avviso inutili, intimoriscono i Presidenti delle varie squadre, impedendo loro di presentarsi alle riunioni che organizzo. Ci tengo a dire pubblicamente che questi incontri sono formativi per il movimento, un modo per confrontarsi e parlare per il bene del rugby, non penso ad altro, in questo momento, solo al progresso del movimento ovale italiano».

 

Che dire, i presupposti ci sono, ora dobbiamo decidere se credere nel nuovo che avanza, o rimanere seduti e fermi ad apprezzare il “passato”, che si rilassa. Ai posteri l’ardua sentenza.