Ebbene sì. E’ arrivato il momento di parlare di alcune figure chiave di uno spogliatoio di rugby, quelle personalità che in qualsiasi squadra tu giochi loro ci sono sempre, sorridenti e spesso ben distinte. Come sappiamo uno spogliatoio ovale è un ecosistema ben strutturato, nel quale si possono fare i più svariati incontri e così oggi, dopo un periodo di riflessione (almeno per me), andremo a scoprire alcune figure di questo piccolo, grande mondo ovale.

IL PALESTRATO
Spesso centra nel rugby come Pavarotti centrava con la danza Hip Hop, ma nonostante questo è una di quelle personalità che imperversano negli spogliatoi d’Italia. Fisico al top della forma, massa grazia sotto lo zero, atleticità estrema, fiato da vendere…in contrapposizione “mani di ghisa”, nel senso che manco con la colla gli rimarrebbe una palla in mano e linee di corsa di un principiante ubriaco su una bicicletta da corsa.

L’EDUCATO
Serio, sorridente, occupa sempre lo stesso posto in spogliatoio. Ha una borsa preparata nel dettaglio: ogni scarpa ha il suo sacchetto in plastica, ogni maglietta la sua sacca una volta usata; nel suo borsone tutto è piegato e addirittura profumato. Sul campo si tramuta in una bestia silenziosa, preferisce il gioco senza palla e ruba palloni come un branco di grillitalpa. Al fischio finale, che si vinca o che si perda, lui saluta tutti gli avversari e scompare per inderogabili impegni; quali siano questi impegni, tuttavia, dio solo lo sa.

IL PISELLONE
Parte integrante di uno spogliatoio. In ogni squadra che si rispetti c’è un superdotato. Per questo soggetto le categorie sono due: la prima vede il soggetto con il pisello spesso in mano, millantare numeri sessuali del pomeriggio. La seconda, invece, vede un ragazzo silenzioso, ma conscio dei propri mezzi sorridere all’ennesimo compagnia di squadra che gli dice: “la doccia per favore falla in costume”. In campo aprono le difese con penetrazioni devastanti.

IL TATUATO
Quando si dice entrare completamente nel mondo del rugby: il soggetto oltre ad essere un discreto giocatore è completamente ricoperto di tatuaggi “maori” in ogni dove. Spesso, a detta sua, sono fatti proprio da un Maori che ha un piccolo studio di tatuaggi tra Hogwarts e l’Isola che non c’è, un posto che conosce solo lui e che compie queste opere d’arte solo col martelletto. Questo soggetto è spesso piccolo e palla in mano è veloce e scaltro, ma si crede Henry Tuilagi e placca tutti alla samoana con risultati spesso devastanti, per il proprio fisico.

IL CREDENTE
Alla partita arriva dopo la messa, non fa sesso prima del matrimonio, si racchiude in preghiera prima delle gare e storce il naso ad ogni bestemmia. Ecco, questo ultimo punto è forse il più difficile da affrontare per lui: in serie C, ma non solo, la bestemmia è spesso il collante dei discorsi, la togli e crolla tutto; ragion per cui epici sono i suoi tentativi di far diminuire il quantitativo di “porchi” durante gli allenamenti. In campo, però, si trasforma in un leader inconsapevole del proprio fisico gracile, placca anche i fili d’erba e spesso calcia con precisione che solo dio sa come faccia.

LO SCIUPAFEMMINE
In ogni squadra che si rispetti ce n’è uno, spesso anche più di uno. Si tratta di un bel ragazzo che attrae le giovani fanciulle in maniera incredibilmente facile; ogni mese ne cambia almeno due, serie, mentre nei fine settimana si diletta a conquistare o giovani rampanti, oppure MILF d’alta classe. In campo è un giocatore fondamentale, gioca sempre e spesso è il fulcro attorno al quale si sviluppa il gioco della squadra. Classica la sua frase: “Non sono io che le cerco, sono loro che arrivano. Che ci devo fare, forse non sono fatto per le storie serie, ho bisogno di libertà”. Futuro zitello. Felice, ma zitello.

IL LAVORATORE
“Ragazzi scusate il ritardo, ma lavoravo”. Questa la frase del soggetto una volta arrivato in campo con ampio ritardo…ad ogni allenamento. Già, perché studino, lavorino o siano disoccupati, alcuni rugbisti arrivano in ritardo a tutti gli appuntamenti ovali perché lavorano, sempre. Dalle otto del mattino alle 00.00 di sera. In campo trasforma la stanchezza del lavoro in esuberanza e spesso si sfoga sugli avversari.

IL DISORDINATO
“Ragazzi, ma un paio di pantaloncini in più ce li avete?!”. La sua borsa è un ammasso incontrollato di tutto e di niente. Non è mai a posto, percepisce il materiale tecnico della società, ma un attimo dopo è perso all’interno del suo borsone. In campo è un giocatore su cui puntare, estroso palla in mano e coriaceo in difesa.

IL GENOVESE (con rispetto per i genovesi)
Il soggetto non paga mai e tenta in tutte le maniere di avere uno sconto in ogni cosa. Conto aperto e mai saldato in club house. Alle cene sociali “da 10 euro birra inclusa”, chiede se può darne otto perché lui la birra proprio non la beve. In campo è come nella vita, un panchinaro impeccabile.

L’ANZIANO D’ESPERIENZA
Il rugbista spesso gioca a rugby da più o meno tre stagioni, ma durante gli allenamenti sono normali frasi del genere: “Ah, ai miei tempi si giocava in un’altra maniera”. Oppure le sbroccate a fine partita perché non è entrato in campo: “io proprio non capisco queste scelte. La differenza la facevo ad occhi chiusi”. Parliamo di un giocatore da 13/14 ribaltini subiti a partita.

IL SESSO DIPENDENTE
Si tratta di un esemplare che passa la propria vita a fare sesso, almeno a detta sua. Non partecipa a terzi tempi, cene, aperitivo con la squadra perché deve andare a copulare con la ragazza del momento. In campo c’è e non c’è, spesso chiede il cambio per stanchezza. In panchina, poi, si lamenta dicendo: “sapevo di non dover fare l’ultima, pochi istanti prima del fischio d’inizio” – che poi non si capisce mai dove e con chi abbia fatto sesso, ma la leggenda vuole che sia una che fa sempre all’ammore.

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