Viadana? Badia? Torino? Queste le destinazioni nelle quali, secondo molti addetti ai lavori, l’apertura irlandese Ian McKinley sarebbe dovuta finire a giocare. Ma, in conclusione, chi l’ha spuntata? Prima di tutto, tuttavia, capiamo meglio la situazione: Ian McKinley, dopo essere riuscito a rientrare in campo dopo un bruttissimo infortunio ad un occhio, ha condotto una bella stagione in forza alla Leonorso Rugby Udine, aiutando la compagine friulana a scalare le classifiche e giocarsi la serie B nella finale “play off”, persa contro il Reno Bologna. Poi, capito di poter tornare in campo ad alti livelli, Ian ha iniziato a guardarsi attorno e, nello stesso tempo, viste le innate doti rugbistiche dell’atleta irlandese, molte sono state le squadre che l’hanno osservato e “opzionato”. Prima è arrivata Torino, poi c’è stato un contatto telefonico con il Badia e, infine, è stato il momento di Viadana. Proprio in Lombardia, visto il raggiungimento di un accordo oggettivo, Ian ha firmato un pre – contratto, al fine di tutelarsi e agevolare anche il mercato del Viadana Rugby; il tutto, chiaramente, dopo aver sostenuto dei test fisici che hanno attestato l’abilità fisica e le grandi doti atletiche del giocatore irlandese. In seguito, in buona fede, l’atleta si è recato anche a Badia per parlare di persona con i responsabili della società che, molte settimane prima, l’avevano contattato telefonicamente. Da qui, il susseguirsi di voci, ha creato forse un “caso” che ha messo in difficoltà solo il giocatore, passato per una persona poco limpida, mentre la visita alla società polesana, dopo la firma del pre – contratto, è stata solamente un modo per essere corretto e rispondere ad una chiamata. La partenza da Badia, infatti, è avvenuta senza alcuna firma, in quanto c’era già un accordo “nero su bianco” con il Viadana. «Non era mia intenzione creare questo scompiglio – commenta Ian McKinley – sono molto dispiaciuto per questa situazione. A Badia ci sono andato, forse ingenuamente, perché loro mi avevano cercato e mi pareva giusto almeno incontrarli di persona. L’unico documento l’ho firmato a Viadana, in accordo con la società. Non volevo creare tutto questo, solo tornare a giocare a rugby e, non avendo ufficialmente un procuratore, ho gestito i rapporti con le società, tutte, di persona».

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