Da Ladies Rugby Club:
La Coppa del Mondo 2014 è arrivata al giro di boa, terminata la fase a gironi (non senza sorprese) adesso inizia la parte degli scontri diretti,semifinali e finale: dentro o fuori.

Lo spettacolo è stato incredibile, così come la risposta del pubblico, andata oltre le più rosee previsioni, tanto da sorprendere anche l’IRB.

Abbiamo parlato della grande impresa dell’Irlanda, capace di estromettere la grandi favorite della Nuova Zelanda, della crescita del Canada, lenta ma sempre costante ed inarrestabile, dell’Inghilterra che a volte è un po’ prigioniera di se stessa e delle sue grandi aspettative, ma alla fine dei giochi è sempre nell’elite del rugby mondiale o dellaFrancia capace di costruire nell’ultimo anno grazie ad un progetto Elite (per altro criticatissimo oltralpe) una squadra solidissima.

Ci sono ancora tanti spunti interessanti da analizzare, ma oggi abbiamo scelto di parlare di quella che è stata definita “la grande assente”. Una definizione lusinghiera e non nostra, che è stata coniata dai commentatori per lo streaming del sito IRB e ripetuta più di una volta,durante le partite del Kazakhstan, del Sud Africa e di Samoa: l’Italia, è stata definita proprio così ed i commentatori si sono detti abbastanza sicuri che le nostre ragazze avrebbero fatto meglio delle Kazake e Sudafricane, per non parlare del fatto che contro Samoa a Madrid lo scorso anno finì 65 – 22 per le azzurre.

Abbiamo chiesto quanto è distante l’Italia dalle prime sei squadre di questo torneo e se i nostri lettori ritenevano possibile un graduale avvicinamento a quel livello entro il 2017. Non abbiamo certo scelto una data acaso, come infatti quasi tutti gli appassionati di rugby femminile sanno quella sarà la data della prossima Coppa del Mondo, anticipata di un anno per non coincidere con il mondiale 7s o con le Olimpiadi.

I temi toccati dai nostri lettori sono stati tanti e tutti molto interessanti e tutti sono concordi che sarà più o meno impossibile avvicinarsi al livello delle prime sei in un così breve lasso di tempo, però l’Italia può sicuramente competere per stare tra le prime dieci al mondo.

Cosa manca all’Italia? Forse prima di parlare di un pacchetto di mischia in grado di essere ancora più efficace di quello che abbiamo, del miglioramento del gioco tattico al piede o della fisicità, i commenti più interessanti sono quelli che riguardano l’intensità: inutile negare che partite come Irlanda – Nuova Zelanda o Canada –Inghilterra hanno espresso un’intensità che mai si è vista in Italia e questo non dipente solamente dalla nazionale, ma le radici di questo problema affondano giù nella qualità del nostro campionato e del nostro movimento.

L’analisi più interessante è sicuramente quella arrivata da John Birch, allenatore di squadre femminili in Inghilterra ed attuale opinionista per Scrumqueens il sito di riferimento per il rugby rosa mondiale. John ha una sua particolare ricetta per la crescita delle azzurre che passa attraverso sei punti molto interessanti:

Creare una nazionale U20, come hanno fatto in questi anni Canada, Francia, Inghilterra e USA, per potersi confrontare annualmente con queste squadre e cominciare ad alzare il livello in anticipo rispetto a quanto fatto fino ad ora. In futuro, come ha iniziato a fare la Scozia da quest’anno, questa squadra potrebbe anche confrontarsi con squadre di seconda o terza fascia in Europa come Finlandia, Svizzera e Repubblica Ceka.
Rientrare nella Coppa delle Nazioni in Europa da affrontare con una squadra “A” o creare/partecipare ad un torneo estivo che includa la Spagna (sicuramente anche le spagnole hanno bisogno di giocare molto di più).
Sviluppare un progetto 7s serio per entrare a breve termine nelle World 7s Series (un buon modo per aumentare le skills dei trequarti (come hanno fatto Canada e Spagna).
Giocare sempre gli “Autumn Internationals” (cosa che l’Italia ha recentemente cominciato a fare).
Creare un torneo interno per selezioni (sul modello di quello irlandese delle province) con tre o quattro squadre, in modo tale che le migliori 70 giocatrici giochino con continuità tra di sé: il campionato italiano di rugby a XV per club non è abbastanza.
Investire nella formazione degli allenatori e fare in modo che le squadre a XV in Italia abbiamo i migliori allenatori disponibili… Si questo significa pagarli!

Queste sono le considerazioni di John Birch, che in parte condividiamo. Anche se è vero che negli ultimi quattro anni molto è stato fatto per far crescere il livello del rugby femminile in Italia. Probabilmente quello che più manca è una riforma dei campionati e della Coppa Italia finalizzata ad aumentare il numero delle squadre, poi da li bisognerà cominciare a lavorare per creare un approccio differente al gioco.

Sappiamo che ci sono alcune novità in arrivo per la prossima stagione e speriamo che servano per poter crescere ulteriormente, quello che è certo che se al momento non è possibile di poter pensare di competere per i primi posti è impensabile che si possa fallire un altro appuntamento mondiale, non ce lo possiamo davvero permettere: il 2017 è già troppo vicino… O forse no.

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