Lunedì 15 Giugno 2015. Un’altra giornata da ricordare nella storia del rugby Italiano. Probabilmente la peggiore, perchè denuncia una situazione che sembra essere senza controllo e senza soluzione di continuità. Oggi è l’emblema del declino del rugby, con la nazionale maggiore che lascia (o è costretta a lasciare) il ritiro pre mondiale per polemiche economiche con la federazione e l’under 20 che perde 46 a 5 contro l’Argentina nella Junior World Cup aggiucandosi la finale per l’ultimo posto e anche il premio per la squadra che esprime il peggior rugby di tutte quelle presenti nella manifestazione.

I due episodi sono assolutamenti diversi tra loro, ma riconducibili a un unico grande e emblematico problema riassumibile in una domanda: cosa è il rugby in Italia e cosa dovrebbe fare la FIR a riguardo?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo cominciare a toglierci dalla testa una serie di belle parole che riempiono la bocca ma non più lo spirito di chi pratica questo sport a qualsiasi livello e con qualsiasi mansione. Per cui evito di parlare di valori, ideali e romanticismo che lascio al passato, quando la nazionale viaggiava in pullman e l’under 20 si allenava con le divise tutte diverse, come una qualsiasi squadra di club.

Il rugby è un’azienda.

Come tale va gestita.

Un’ azienda che si rispetti ha una “mission”, ossia un obiettivo da raggiungere.

Questa non è altro che lo sviluppo del rugby in Italia a partire dalla base per finire all’alto livello.

A questo punto, l’azienda rugby, deve decidere qual è la strada giusta da seguire per raggiungere la mission, l’ obiettivo, la meta.

Al momento, invece, molti si preoccupano del contorno, come se non affrontare direttamente il problema possa in qualche modo risolverlo, portando il rugby sempre più in basso, come mai era stato dal 2000. I risultati sono pessimi, la visibilità è in calo e la preoccupazione è che non siamo ancora arrivati alla fine della discesa.

E’ il momento di fermarsi e riflettere. Capire a che punto siamo. Capire cosa è il professionismo nel nostro sport e come la federazione e i giocatori debbano gestirlo. Capire che, oltre a tutto, il rugby si gioca in campo e il pensiero principale della FIR deve essere la formazione di giocatori di alto livello, anche lavorando su situazioni complementari al gioco stesso, come l’aumento degli impianti e il miglioramento di quelli esistenti.

Non ci si può aspettare che tutto ciò avvenga prima dei mondiali o in un anno, ma il cambio di direzione deve essere deciso e partire fin da subito, per vedere i primi risultati a partire dalla prossima stagione.

Tutto questo deve essere privo di alcun interesse personale o societario, ma con l’unica idea in testa di riportare in alto il nome del rugby azzurro, affinchè giornate come queste non si ripetano più, giornate in cui mi vergogno e non poco.

Valerio Amodeo

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