Per prima cosa mai e poi mai mi sognerei di puntare il dito sui giocatori. Mai. Questo titolo, infatti, non si rivolge minimamente al risultato ottenuto in Galles, anzi; i Dragoni hanno meritato e noi abbiamo fatto fatica, tanta, troppa. Il giorno più brutto, che potrebbe anche tranquillamente essere un periodo, si riferisce al fatto che dopo questo Sei Nazioni è evidente che c’è qualcosa da cambiare all’interno del nostro movimento ovale e questo cambiamento deve necessariamente partire dall’interno della Federazione; non ci si può proprio più nascondere dietro ad un dito o a frasi fatte, siamo indietro anni luce rispetto agli altri movimenti ovali e, una volta entrati nell’élite del rugby continentale, invece di crescere ci siamo fermati o forse abbiamo addirittura fatto dei passi indietro. E’ arrivato il momento di chiedersi il perché di questa situazione, è arrivato il momento di cambiare, di rinascere da questa disfatta, perché continuando su questa strada non si può far altro che peggiorare. In più lo dobbiamo fare velocemente, perché il rugby continua a piacere e ad appassionare e se non vogliamo perdere questi aspetti il cambiamento deve partire da…ieri. Forse e dico forse bisogna rivedere il progetto di sviluppo, bisogna pensare che il fisico conta fino ad un certo punto e che è il talento quello che si deve scovare; quanto meno fisicità e accrescimento degli skills individuali sono due aspetti che possono andare di pari passo e, tuttavia, uno non elimina l’altro. Bisogna intervenire dalla base del nostro movimento e poi risalire fino alla nazionale maggiore, ci vogliono nuovi stimoli e nuove sfide per tutti. E, secondo me, non sarà un nuovo allenatore a cambiare le cose. Bisognerebbe avere il buon senso di riorganizzare tutto il movimento rugby in Italia. A noi italiani cosa manca? Spesso e volentieri l’umiltà di dire “ho sbagliato”, “stiamo facendo la cosa sbagliata”. Solo partendo da queste due affermazioni il rugby italiano potrà ripartire, sicuramente tra mille difficoltà e dubbi, ma con la consapevolezza di aver voltato una pagina  che andava girata completamente per iniziarne a scriverne un’altra. Chi vivrà vedrà…

@davidemacor

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