Brescia – A poco più di due giorni dal match con Samoa che chiuderà mercoledì 10 giugno a Calvisano (ore 18,30, differita Rai Sport 1 ore 00,30) la fase a gironi del World Rugby U20 Championship degli Azzurrini, il capitano dell’Italia U20, Paolo Buonfiglio, traccia un primo bilancio del cammino della Nazionale nella competizione.

Analizziamo le prime due partite di questo Mondiale. Cosa è andato bene e cosa, invece, è da rivedere?
Sono state due prove tutto sommato positive, nonostante siano state altrettante sconfitte. Ciò in cui dobbiamo assolutamente migliorare è l’efficacia in attacco, perché a questo livello non sono tante le azioni che permettono di andare in meta e i pochi palloni che riusciamo a far arrivare lì davanti devono essere capitalizzati al massimo; ci manca un po’ di cinismo in fase di realizzazione, infatti contro l’Australia siamo andati vicini a segnare due mete, ma ad un metro dalla linea ci è mancato il guizzo in più che serviva. Sono cose che contano perché poi alla fine degli 80 minuti è il punteggio a parlare chiaro.

Il match di mercoledì prossimo contro Samoa sarà fondamentale per il cammino della Nazionale in questo Campionato. Come vi state preparando?
Sarà sicuramente una partita importante per noi e sarà un match molto “fisico”, perché i samoani sono particolarmente bravi nel gioco “rotto”, nelle fasi non organizzate e di transizione; inoltre sanno sfruttare al meglio gli errori degli avversari, soprattutto nei placcaggi. Dovremo far salire ancora di più la soglia di attenzione, perché se l’Australia e il Sudafrica sono comunque delle squadre forti e che hanno un tipo di gioco molto ben strutturato, Samoa è più pericoloso nelle situazioni che ho descritto prima. Innanzitutto non ci faremo intimorire dalla loro “Siva Tau” (la danza di guerra simile alla Haka neozelandese, ndr), perché se sono davvero forti dovranno dimostrarlo sul campo, da quando l’arbitro fischierà l’inizio della partita.

Dove può arrivare questa squadra?
Contro due delle squadre più forti del mondo ci siamo già spinti oltre quelli che pensavamo fossero i nostri limiti; questo ha fatto sicuramente piacere a tutti noi ed è stata un’ottima iniezione di fiducia in vista degli impegni futuri, anche se abbiamo commesso un po’ troppi errori. Abbiamo capito di avere un ampio margine di miglioramento e che contro squadre più alla nostra portata sicuramente potremo fare ancora meglio.


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Quanto ha contato e quanto conterà il sostegno del pubblico che, nelle prime due partite, è accorso numeroso negli stadi in cui avete giocato?
A Viadana sarà importante, così come lo è stato a Calvisano e a Parma. Il pubblico ci ha aiutati molto sia in situazioni felici che, soprattutto, nei momenti più difficili, senza farci mai mancare il proprio sostegno. Cercheremo di dare il massimo per ricambiare l’affetto che finora ci è stato dimostrato.

Cosa vi ha detto Troncon dopo le prime due partite?
Abbiamo condiviso le sue riflessioni, che sono quelle di un allenatore consapevole delle potenzialità e delle capacità dei suoi ragazzi. Sa che possiamo dare ancora tanto. Non si è soffermato molto su quanto di positivo abbiamo mostrato, ma soprattutto su ciò che non è andato bene e che si può certamente migliorare. Ma bisogna farlo in poco tempo, perché è proprio il tempo quel che manca in competizioni come queste, visto che si gioca una partita ogni quattro giorni.

Tu che sei il capitano, cosa dirai ai tuoi compagni prima di entrare in campo mercoledì prossimo?
Non preparo mai un discorso da fare prima di una partita; di solito le parole giuste mi vengono al momento. Confesso che prima di giocare i match con Sudafrica e Australia ho detto veramente poco ai miei compagni. Erano già concentrati ed erano già consapevoli di quello che avrebbero dovuto fare. Parte tutto da dentro di noi, perché ognuno sa bene cosa è venuto a fare qui e quale sia il proprio compito. Essere stato scelto come capitano mi rende particolarmente orgoglioso, ma allo stesso tempo sento anche la responsabilità di questo ruolo. Qui siamo bene o male tutti coetanei e non c’è, come nelle nazionali maggiori o nei club, il classico capitano con molti più anni di esperienza che faccia un po’ da “chioccia” ai più giovani. Nella nostra squadra, infatti, ci sono alcuni compagni che mi aiutano in questa mansione. Io cerco di fare il capitano nel miglior modo possibile, magari dando qualche piccolo consiglio o aiutando chi magari sta passando un momento di difficoltà. Abbiamo, comunque, un obiettivo comune: quello di onorare al massimo la maglia che indossiamo.

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