L’anno che sta per concludersi ha lasciato un sapore davvero amaro nella bocca degli appassionati iltaliani di rugby perchè è stato il primo in cui il passo indietro del nostro movimento è stato evidente. In più di un’occasione, guardando altrove, abbiamo osservato “quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto”. Un anno davvero duro, con le celtiche ultime in classifica e una nazionale poco convincente (per essere buoni), in grado di vincere una sola partita nel sei nazioni senza mai riuscire a dimostrare un buon gioco e con all’interno pesanti spaccature. Il 2015, poi, è stato l’anno delle polemiche pre mondiale, con il braccio di ferro tra giocatori e federazione. Per non parlare dei campionati del mondo d’Inghilterra, in cui l’Italia porta a casa la vittoria meno onorevole e forse più triste della sua storia contro il Canada, amara più di mille sconfitte. E’ stato l’anno delle figuracce contro tedeschi, rumeni e portoghesi in coppa e delle polemiche relative all’acquisto della nuova sede federale in una terra che ha bisogno di tanti nuovi campi verdi da calpestare. Però, il 2015, è stato anche l’anno di Mauro Bergamasco, simbolo del nostro sport e campione vero. E’ stato l’anno di Sergio Parisse, campione di Francia e selezionato tra i top XV del torneo transalpino. E’ stato, soprattutto, l’anno delle piccole grandi speranze: Carlo Canna, fiore cresciuto lontano dalle verdi terre federali, sbocciato e in grado di dimostrare tanta personalità e coraggio, e con lui tutti i giovani convocati negli ultimi raduni della nazionale. In ultimo, assolutamente non per importanza, il 2015 deve essere ricordato per la grande impresa della nazionale femminile di Andrea Di Giandomenico, vincitrice di tre incontri nel sei nazioni, traguardo storico, mai raggiunto da nessuna altra nazionale italiana di rugby a nessun livello, frutto di un’ottima programmazione. Queste ultime sono le realtà da cui partire per fare del 2016 l’anno della rinascita del rugby italiano. Prima di tutto ricordandosi qual è la mission della federazione e del nostro sport: lo sviluppo e la crescita del movimento ovale nazionale. Magari riavvicinandosi ai club, ricreando quel senso di appartenenza che si è un po’ perso, riavvicinandosi all’essenza del rugby, fatta di fatica, sostegno e sacrificio. Il nuovo anno darà, probabilmente, l’inizio a un nuovo ciclo anche per la nazionale italiana, come spesso accade dopo un mondiale, con un deciso ricambio generazionale, e con una nuova guida tecnica, nuova speranza di successi e soddisfazioni. Spero, inoltre, che nel 2016 possa avere maggiore importanza anche il campionato d’Eccellenza, sia da un punto di vista mediatico sia per quel che rigruarda il livello del gioco, magari incrementando le collaborazioni con le franchigie. Su tutto, però, il 2016 sarà importante per le elezioni presidenziali, perchè saranno l’indice e la via del prossimo quadriennio rugbistico italiano e non è poco. Buon anno a tutti e buon rugby

@minchiamedeo

ar