Da Ladies Rugby Club:

Continua il viaggio tra le donne del rugby. Questa volta a rispondere alle nostre domande si è prestata la gentilissima Marie-Alice Yahé, capitano della nazionale francese femminile nell’ultimo 6 Nazioni, che come abbiamo scoperto con molta soddisfazione ha avuto modo durante il 6 Nazioni di visionare ed apprezzare la nostra pagina, pur conoscendo pochissime parole d’italiano.

 

Buongiorno Marie-Alice, è un piacere averti qui con noi. Cominciamo parlando di te e della tua passione per il rugby. Come sei arrivata a questo meraviglioso sport?

 

“Buongiorno a te ed a tutti i lettori di Ladies Rugby Club, diciamo che io sono sempre stata circondata dal rugby. Io tendo a dire che sono nata con “un pallone da rugby nella culla.” Il rugby fa parte della mia vita da sempre. Fin da piccola, ho accompagnato mio padre, allenatore del Montceau-les-Mines, poi ho seguito i miei fratelli, soprattutto il più grande, Jean-Baptiste, che mi ha insegnato a fare i miei primi passaggi. Qualche anno più tardi ho scoperto che esisteva il rugby femminile e che potevo anche giocare. Quando mi sono trasferita a a Digione, per motivi di studio ho iniziato a fare atletica, finchè un giorno un amico, mi ha portato a provare il mio primo allenamento di rugby con la squadra della scuola. Da quel momento non ho più smesso di giocare. Ora è la mia famiglia a seguirmi.

Vivo il rugby in maniera totale, trovo che sia un’avventura umana e sportiva incredibile. Il rugby ha valori che non si trovano da nessun’altra parte. Sportivamente parlando il rugby è una disciplina completa, poichè per giocare si devono unire e sviluppare molte qualità come la forza, potenza, velocità ed intelligenza. Una partita di rugby è davvero una grande scuola di vita.”

 

Secondo te e possibile che il rugby femminile possa diventare in Francia popolare quanto quello maschile? Cosa si dovrebbe fare per far conoscere meglio questo sport?

 

“Per sviluppare il rugby femminile in Francia, ma anche nel resto dell’Europa penso, dobbiamo prima di tutto lavorare sull’idea di riconoscere anche per le ragazze uno status professionistico di giocatrice, cosa che attualmente è inesistente. Ciò porterebbe, anche per le ragazze, alla separazione tra chi pratica questo sport in maniera dilettantistica e chi lo pratica come sport di alto livello. E’ necessario in quest’ottica il coinvolgimento sempre più ampio dei media. Io sono convinta che l’interesse mediatico sia la chiave per lo sviluppo del rugby femminile in Francia. La visibilità televisiva o cartacea porta riconoscimento, denaro e sponsor … questo è necessario affinchè anche le giocatrici possano muoversi intanto almeno verso il semi-professionalità e raggiungere in seguito la popolarità dei ragazzi che giocano il rugby di alto livello.”

 

Perchè una ragazza (francese), dovrebbe giocare a rugby?

 

“Perchè il rugby è uno sport che si gioca con il cuore. Ogni volta che entriamo in campo noi ci battiamo non solo con un avversaria ma soprattutto con l’immagine negativa che ha questo sport quando viene accostato alle donne. Il rugby femminile non è praticato da maschiacci o da donne che hanno crisi d’identità sessuale o ancora che non sanno come sfogare la loro aggressività. Il rugby è uno sport accessibile a tutti, senza distinzione di sesso. I movimenti effettuati sul campo, o il bel gioco che noi abbiamo espresso durante il 6 Nazioni, a volte sono più interessanti di quello che si vede nelle partite dei ragazzi. E’ vero che il ritmo può essere diverso, ma il nostro gioco è sicuramente più arioso di quello di tante squadre maschili. Come tutte le squadre femminili (anche l’Italia) noi ci concentriamo di più sulla ricerca degli spazi, su come evitare le avversarie e sulla tecnica individuale.”

 

Secondo noi tu sei stata il miglior numero 9 dell’ultimo 6 Nazioni. Cosa ci vuole per essere un buon numero 9? Quale consiglio daresti ad un giovane mediano di mischia?

 

Per essere un buon numero 9, biosgna lavorare moltissimo sulla tecnica individuale, soprattutto sui passaggi e sul gioco al piede. Il passaggio è il biglietto da visita di ogni mediano, per questo io continuo a lavorarci ogni giorno. Alla fine di ogni allenamento mi fermo per provare passaggi e calci. Non basta quello che si fa sul campo con la squadra, è il lavoro individuale a fare la differenza.

Logicamente anche la preparazione atletica è molto importante. Bisogna lavorare costatantemente in palestra e sulla tenuta aerobica, per essere preparate allo scontro fisico e mantenere costantemente la lucidità per tutta la partita. Un mediano non può permettersi di sbagliare per mancanza di lucidità.

Bisogna anche avere una “grande bocca”, la nostra partita è fatta di comunicazione costante e questo richiede il doppio della fatica. Occorre una grande concentrazione per giocare mediano, devi controllare sempre il gioco… e farlo bene!

Il mio consiglio personale è: Divertiti! Se giochi numero 9, hai il ruolo più bello. Hai scelto bene!”

 

Un’ultima domanda un po’ personale se me lo consenti. Sei fidanzata da tempo con Lionel Beauxis (numero 10 della nazionale francese), la stampa vi definisce “la coppia glamour dell’ovale francese”. Cosa vuol dire condividere la vita con un giocatore professionista di rugby? 

 

“Vivere con l’uomo della tua vita è sempre magico! La nostra vita insieme sta andando molto bene. Il fatto che lui sia un “rugbista professionista” non cambia l’uomo che è. Il vantaggio è che in termini di formazione, io sono fortunata ad avere un grande allenatore in casa e che ho sempre la possibilità di vedere del bel rugby! Lionel è un giocatore meraviglioso, perché è soprattutto un uomo meraviglioso e le due cose vanno di pari passo…”

 

Grazie per aver risposto alle nostre domande Marie-Alice, è stato davvero un piacere fare la tua conoscenza. Ti aspettiamo l’anno prossimo in Italia con la nazionale francese.

 

“Grazie a te, è stato un piacere anche per me. Complimenti per la vostra pagina sul rugby femminile, è molto bella. Un saluto a tutte le giocatrici italiane.”