Di Davide Macor
A fronte di un unico grande obiettivo, ridare lustro e prestigio ad uno storico impianto sportivo, il classico comportamento tutto italiano, ovvero speculare su tutto e tutti, prevale e la fa da padrona. Di cosa sto parlando? Ma dell’eterno caso “Tre Fontane”. Un caso di cui si parla periodicamente su numerose testate giornalistiche nazionali e non. Quello che dovrebbe diventare il polo attorno al quale dovrebbe ruotare tutto il rugby laziale, l’impianto rugbistico della Capitale, una vera e propria “elite” del settore, rischia di essere usato per i soliti fini politici e di vantaggi personali,  perdendo così di vista l’elemento trainante di questa vicenda, che dovrebbe essere “solo” il rugby. Nel corso degli ultimi mesi  ci sono state dichiarazioni pungenti e altrettante smentite, si è detto tutto e niente, sono stati messi in mostra numeri che, col passare delle settimane, sono cambiati radicalmente, molte personalità si sono esposte facendo dichiarazioni di ogni genere, senza però concludere mai nulla di concreto. A parer mio, l’unica cosa da preservare in questa situazione dovrebbe essere lo sport e ciò che il “Tre Fontane” rappresenta per il rugby. Dovrebbero essere i giovani l’interesse di tutti quelli che si stanno battagliando attorno a questa annosa vicenda, perché questo stadio rappresenta per molti un punto d’arrivo, sono in tanti a sognare di calcarne il terreno di gioco almeno una volta nella vita, tanto i romani quanto gli avversari. Per cui tutelare questa realtà è d’obbligo, giungendo ad una pianificazione equilibrata e strutturata dell’impianto, rimanendo consapevoli, però, che solo mettendo da parte l’orgoglio e l’ingordigia (quella caratteristica per cui alcuni voglio guadagnarci su tutto, senza però spendere una “lira” e faticare nemmeno un pò) si potrà realmente costruire qualcosa di bello per il rugby e ridare il palcoscenico che merita ad uno degli stadi più importanti d’Italia.