Anche il quarto giorno del nostro viaggio volge al termine, precisamente in un bed&breakfast di Villastrada, frazione vicino a Guastalla, nostra prossima tappa. Abbiamo lasciato Gubbio, attraversato la via Emilia e raggiunto la nostra meta, dopo una giornata non entusiasmante, decisamente diversa dai primi tre giorni di viaggio. Arrivati nella cittadina umbra siamo stati accolti dall’allenatore della prima squadra e nostro amico, Federico Angeloni, che ci ha accompagnato per le strade dello splendido borgo medievale. Come sempre in questa avventura, nel corso della mattinata, chiamo i referenti della società che ci ospita per gli ultimi accomodamenti del caso. Mi risponde un dirigente della società, che mi dice di essere all’ oscuro della situazione. Decido, quindi, di chiamare il vicepresidente del Gubbio rugby, il quale, un po’ sorpreso, mi dice di non essere lui a organizzare il tutto e contattare la persona con il quale ho preso il primo contatto e definito la situazione. Pronto faccio la terza chiamata, indovinando la persona, ma trovandomi di fronte ad una dichiarazione quantomeno singolare, ossia che non sapevano nemmeno se effettivamente oggi si sarebbero svolti gli allenamenti e che mi conveniva rivolgermi a Federico, l’allenatore, che sarebbe stato sicuramente più informato. Di fatto, la società di Gubbio, che come le altre hanno scelto di invitarci, ha totalmente dimenticato il nostro appuntamento. Con Federico, decidiamo quindi di recarci da un consigliere della società per avere qualche spiegazione in merito e scopriamo che gli unici a sapere del nostro arrivo sono i giocatori (grazie sempre al solito Federico). Dispiaciuti, decidiamo di tirarci su il morale con un pranzo a base di tartufo, che riesce, almeno per un po’ a coprire la nostra delusione. Decidiamo, poi, di salutare Federico e partire subito per il nostro nuovo arrivo, così da poter fare con calma. Poco dopo la nostra partenza arriva una chiamata da parte della dirigenza del Gubbio che sa di beffa. Durante la conversazione nessun cenno al compenso che, a mio avviso, doveva comunque esserci corrisposto perché pattuito (che comunque non avremmo accettato non avendo fatto nulla), ma neanche una parola di scusa, solo una richiesta: “potete tornare? Magari il 15 Giugno che noi facciamo festa”.

Questa è stata la mancanza di rispetto più grande della giornata. La conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che il nostro lavoro e il nostro impegno non è stato rispettato, ma considerato un passatempo, una frivolezza. Grazie alla simpatia di Federico e della sua compagna la giornata ha avuto un momento positivo tra due viaggi che, complessivamente ci hanno impegnato per più di 700 km.
Arrivata la notte non resta altro che pensare al domani, al Guastalla Rugby, nostro prossimo mondo ovale da scoprire.

40 martiri