Trasferta vittoriosa per il Padua che domenica, per centrare l’obiettivo salvezza, può anche permettersi una sconfitta con l’Enna a condizione di non perdere con uno scarto maggiore di sette punti o segnando almeno quattro mete.

 

Quando si gioca l’andata di una finale non bisogna mai fermarsi al risultato della prima partita ma tutto si deve valutare come se si stesse disputando un incontro da 160 minuti. Per questo l’odierna vittoria del Padua al Pregadio di Enna, 12 a 26 il risultato finale, se lascia ben sperare per la partita di ritorno, domenica prossima a Ragusa, non deve fare abbassare la guardia ai biancazzurri perché nei restanti 80 minuti può ancora accadere di tutto anche se, alla luce di quanto visto oggi, viene difficile immaginare che i ragusani possano perdere in casa in modo così netto da ribaltare il 5 a 0 con cui si è chiuso l’odierno incontro.

Oggi, lo confessiamo, ci siamo annoiati. Abbiamo assistito a una partita brutta, monotona, giocata da due squadre che in ottanta minuti hanno inanellato una serie incredibile di errori.

Eppure l’inizio era stato bello e godibile, con i paduini che sembravano in palla, che giocavano a un ritmo che lasciava ben sperare e che al 6° si portavano avanti con la bella metà di Adriano Scrofani, trasformata da Stefano Iacono.

La gioia del vantaggio tuttavia durava poco, solo quattro minuti, cioè fino a quando i gialloverdi varcavano l’area di meta iblea con un carrettino che prendeva il via da una touche sui cinque metri. Meta di Angelo Rizza e trasformazione di Davide Di Gangi. 7 a 7.

Chi di spada ferisce, spesso, di spada perisce. Passano sei minuti e il Padua si riporta in vantaggio grazie al trenino guidato da Peppe Di Mauro, alla prima stagionale da titolare. Capitan Iacono non centra i pali. 7 a 12.

Fino a quel momento l’incontro non è stato bello, troppo spezzettato e con le squadre piuttosto fallose, ma almeno è stato gradevole. Da adesso, e fino a metà del secondo tempo, in tribuna si inizia a sbadigliare. Errori su errori, giocate che non portano a nulla, una serie interminabile di reset in mischia. In pratica non accade nulla.

Ci rendiamo conto che tornare a giocare dopo più di un mese di pausa non è facile, lo avevamo anche detto in sede di presentazione, ma era da tempo che non si vedeva un Padua così abulico.

Nell’intervallo gli allenatori provano a strigliare i propri giocatori, ma alla ripresa lo spartito sembra quello suonato nel primo tempo.

Nella panchina del Padua ci sono però cinque giocatori dell’Under18 e coach Greco, a cavallo del 50°, decide di farne entrare quattro. Gabriele Ragusa, Leonardo Chessari, Teseo Vona e Damiano Dimartino, insieme al veterano Antonio Modica, riescono nell’impresa di dare una scossa, ad onor del vero non troppo forte, all’andamento della partita e, finalmente, qualcosa di vicino al rugby si inizia a vedere, anche se l’attacco biancazzurro continua a mostrare la sua preoccupante sterilità.

Tutto cambia invece negli ultimi dieci minuti, quando il Padua si ricorda di essere il Padua e, preso in mano dalle giovani leve, mette alle corde l’avversario. Due sono le mete segnate dai ragusani nell’arco di tre minuti, ma sarebbero state tre se l’arbitro, il signor Barraco, in linea con il livello della partita la sua direzione, avesse concesso una meta di punizione per un placcaggio alto ai danni di Dimartino ormai lanciato in meta.

Le due marcature portano la firma di Chessari, al 73°, e Simone Guastella, al 76°, e sono frutto di due belle azioni dei trequarti iblei. Stefano Iacono le trasforma entrambe.

A tempo ampiamente scaduto arriva infine la seconda meta ennese, al termine di un lungo pick and go e dopo una serie di falli fischiati alla difesa paduina. La meta è di Guillermo Bardasi, la trasformazione la mette a lato Gaetano Comito.

Domenica prossima, come detto, al “della Costituzione” si giocherà la seconda parte di questa finale, e il Padua potrà giocarla potendo contare su un margine abbastanza rassicurante, anche se non può cullarsi sugli allori perché, alla fine, le partite si devono vincere in campo.