Così dopo l’Italia maschile ecco arrivare quella Femminile. Già, perché le ragazze di coach Di Giandomenico sono andate a prendersi i primi punti di questo torneo niente meno che in Scozia (8 – 31), dopo aver gestito nel migliore dei modi la trasferta inglese di Londra e la partita casalinga contro l’Irlanda. E ora? Ora per il rugby in rosa ci saranno due partite importantissime in Veneto contro Francia e Galles, tanto difficili quanto alla portata di questo grande gruppo. Perché l’Italia, a mio avviso, annovera tra le sue fila giocatrici di prima fascia che, in una qualsiasi altra nazione dove il rugby femminile viene considerato, sarebbero osannate alla stregua degli uomini. Qualche nome? Dal capitano Silvia Gaudino, atleta di sacrificio, estremamente tecnica e leader assoluta in mezzo al campo, passando per Manuela Furlan, forse uno degli estremi più tecnici e forti d’Europa, Maria Magatti, ala dall’avvenire assicurato, così come Michela Sillari e Maria grazia Cioffi, trequarti centro dalle grandissime doti individuali, tanto in fase offensiva, quanto in quella difensiva; senza dimenticare, naturalmente, la mediana: da una parte il cervello e la bravura di Veronica Schiavon e dall’altra l’estro e la tenacia di Sara Barattin. Potrei andare avanti a citarne molte altre, ma preferisco fermarmi a riflettere ulteriormente: a fronte delle vittorie nel Sei Nazioni dell’anno passato, degli ottimi risultati universitari, dei risultati che arriveranno da questo Six Nations 2015, tutte queste ragazze sono ancora costrette a vivere in un “limbo”, fatto di sacrificio e passione (e forse per questo trovo il rugby femminile ancora bellissimo da guardare e commentare) perché chi dovrebbe tutelarle sembra ingorarle. A quando un investimento serio sul movimento femminile? A quando un campionato casalingo di alto livello a cui partecipare? A quando un investimento importante sul rugby femminile di base? A quando una serie di corsi per strutturare tecnici sempre più preparati e competenti (perché allenare al femminile non è la stesa cosa che allenare al maschile)? Quando si deciderà di guardare a questa nazionale con lo stesso spirito organizzativo con cui si gestisce la nazionale maschile? Certo non riempirà l’“Olimpico”, ma dal 2009/2010 l’Italia Femminile ha vinto per ben nove volte, mettendo in riga formazioni del calibro di Scozia, Galles e Francia; raggiungendo anche la quarta posizione in classifica finale, dietro a potenze come Irlanda, Inghilterra e Francia. Ai posteri l’ardua sentenza…

@davidemacor

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