Torniamo a parlare di Sei Nazioni, non di giocatori, prestazioni “incriminate”, ricerca di piedi buoni e simili, ma di sedi. Eh si, perché se è appurato che la sede del rugby italiano deve essere Roma, la città eterna è così ricca di cose da vedere che attira inevitabilmente tifosi e poi è pur sempre la capitale d’Italia. Però per quanto riguarda Under 20, Femminile e Nazionale Emergenti il fatto di avere delle sedi itineranti è fondamentale, per la promozione del rugby in ogni parte d’Italia. Fin qui il discorso fila, ma poi è effettivamente così, le altre Federazioni, come quella inglese, come la prendono questa decisione? Io direi male, o meglio la snobbano. Pensiamo ai casi più recenti: Bari e Udine. Due città private della possibilità di ospitare una match internazionale, per che cosa? Capricci, perché di questo si è trattato. Lo stadio di Bari è agibile, bello e capiente. Una vera e propria elite per il rugby pugliese e per tutto il movimento italiano. E l’Inghilterra invece di sfruttare l’opportunità, come reagisce? Rifiuta la possibilità di giocarci. La stessa cosa gli inglesi la fanno con Udine, si appellano ad una regola assurda e spostano la sede dell’incontro. Noi invece ci ritroviamo a giocare Warwickshire, Daventry, Swinford (Leicestershire), Naseby e chi più ne ha più ne metta. Il tutto, soprattutto, senza mai dire niente. Mentre loro si permettono di decidere in casa nostra: “questa città no, è troppo lontana dall’ aeroporto”, “questa invece è troppo poco d’interesse”. Assurdo! Io direi che forse dovremmo iniziare ad alzare un po’ la voce, farci sentire. Ci può stare che siamo gli ultimi arrivati nel rugby che conta, ma a questo sport ci sappiamo giocare e meritiamo lo stesso rispetto delle altre nazionali! O mi sbaglio?