Il campionato è terminato e per atleti, dirigenti e sostenitori della palla ovale bitontina è il tempo di fermarsi e di valutare l’andamento del campionato.

Rammarichi, punti persi per strada, pregi di una stagione; sono tante le sfaccettature di questa ennesima stagione sportiva dei neroverdi.
Certamente molti sono i punti di partenza di un nuovo progetto e di tante idee che hanno preso già forma (formazione di una under 16 e 14 e di una squadra femminile ) e tante sono quelle che partiranno (stay tuned e vedrete).
Partiamo con calma. La stagione si è appena conclusa e di quei bilanci di parlavamo prima un po’ tutti se ne fatti qualcuno. Chi nel proprio piccolo, chi confrontandosi anche con altri atleti o con la guida tecnica. E magari chi un bilancio l’ha voluto esternare. L’ha voluto imprimere nero su bianco. Un qualcuno che c’è sempre. Fuori e dentro il campo. Una figura parte attiva del progetto e su cui ci si può affidare sempre. Atleta, direttivo ed anche semplice spettatore. Parliamo del capitano. Del primo uomo che in campo ha la responsabilità di dirigere 15 compagni ed atleti. Parliamo di chi suona la calma ai propri guerrieri e di chi chiama la carica dei propri opliti.

Nicola L’Episcopia. Altamurano. Con un passato rugbistico nel Matera Rugby. Approda a Bitonto nella stagione 2014/2015. Si rende partecipe nella squadra e diventa Capitano designato dalla guida tecnica di Franco Cioffi.

Alla guida dell’Omnia ha (purtroppo) terminato la stagione anzitempo per un infortunio rimediato nella trasferta di Cellamare, ma non ha mai lasciato i propri compagni soli ed anzi ha saputo solo incoraggiarli ed accompagnarli nel finale di stagione. Proprio da lui iniziamo con i bilanci. Proprio da lui. Proprio con lui iniziamo a raccontare, nero su bianco – meglio nero su verde – l’Omnia Rugby Bitonto.

D: Da quanto pratichi rugby e cosa ti ha spinto a praticarlo?

R: Ho scoperto il rugby casualmente in una sera tiepida di ottobre del 2005, dopo aver acconsentito ad accompagnare un curioso Paolo ad una seduta di allenamento di questo sport tanto sconosciuto agli occhi di un ventenne affaccendato in mille attività. Sono entrato in campo e fin da subito il rugby si è rivelato nella sua essenza, mi ha messo di fronte alle mie debolezze, dovendo fare i conti con una preparazione fisica pressoché inesistente che mi ha emarginato rispetto agli altri atleti ma che ha rappresentato per la prima volta nella mia vita una sfida che valeva la pena di affrontare.

D: Poi cosa è successo?

R:Da quel momento ad oggi, la mia vita si declina con il termine rugby, uno stile di vita che incarna in sé le gioie e le difficoltà quotidiane e la cruda necessità di confrontarsi con esse per non esserne sopraffatto.

D: Dopo un anno di permanenza nel rugby bitontino diventi capitano della squadra. Cosa hai pensato quando ti è stata fatta la proposta? Ti ritieni all’altezza del ruolo, cosa vuoi portare come capitano e infondere a chi si avvicina allo sport da poco?

R: L’esperienza di diventare capitano non mi è nuova ma oggi è forse il traguardo più prestigioso nel mio vissuto sportivo, perché l’investitura è arrivata direttamente da mister Cioffi, una figura di altissimo livello rugbistico che non ha bisogno di una legittimazione curriculare per mettere in mostra il proprio percorso umano e sportivo. Ho accettato senza esitazioni e fin da subito ho inteso infondere nei miei compagni lo spirito del “Leading by example”, a mio avviso il più efficace strumento per veicolare positività e trasmettere dedizione al sacrificio.

D: Cosa ne pensi del campionato appena concluso? Quali risultati vedi per l’Omnia rugby Bitonto?

R: Il primo traguardo di questo ambizioso progetto sportivo lo abbiamo tagliato domenica 10 aprile alla conclusione del campionato regionale, che ha ci ha visti protagonisti di un crescendo atletico ed umano, spesso riconosciuto anche dai nostri avversari, a coronamento degli sforzi di tutti i componenti della famiglia del Rugby Bitonto.

D: C’è qualcosa che t’ha colpito nel lavoro svolto quest’anno?

R: L’imprinting del nuovo corso è la maggiore professionalità nell’impegno – finora di natura puramente goliardica – frutto di una programmazione seria e delle competenze di livello dei nostri tecnici, che fanno della squadra seniores da apripista per il movimento giovanile, consacrato a livello di numeri e logica conseguenza del progetto rugby.

D: Il progetto rugbistico bitontino che impressione ti sta portando? Quali considerazioni e apporti hai da portare tu come uomo in primis e come giocatore successivamente?

R: La società sta investendo tantissimo per creare una cultura sportiva di ampio respiro nella comunità locale, nella quale il rugby non è più a margine del calcio, ma rappresenta una realtà concreta del nostro territorio. Oggi, guardandomi alle spalle, rivivo con immenso orgoglio tutte le sensazioni provate e vissute direttamente nel nome di uno sport che si traduce in un tipo di cultura che a sua volta insegna a vivere: a relazionarsi agli altri, a conoscere le proprie debolezze e saperle affrontare, a diventare uomo tra gli uomini.

D: Un po’ quasi come è successo a te?

R: Quel giovane curioso oggi non c’è più ed io devo a lui la mia vita, perché il rugby è la mia vita, trae forza dal legame che unisce le persone nella loro fragilità, si costruisce col sudore nel dolore, ti spinge ad inseguire gli strani rimbalzi dei nostri giorni e a gioire con sfrenato godimento per ogni lembo di terreno guadagnato tra gli ostacoli.

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