Andy Vilk è il tecnico della Nazionale Italiana maschile di rugby a sette. Un passato da giocatore come centro ed ala tra Inghilterra ed Italia, con esperienze a Northampton e Sale, era arrivato a Treviso da capitano della Nazionale Inglese Seven, dove veniva utilizzato come tallonatore. Innamoratosi del nostro Paese, ha avviato al temine della sua carriera agonistica, un progetto professionale interessante, mirato proprio alla crescita della disciplina a sette, fino a diventare il tecnico dell’Italia. Chi meglio di lui, quindi, per fare il punto sullo stato dell’arte? “Stiamo ottenendo risultati positivi ultimamente, abbiamo fatto dei miglioramenti. Certo servirà ancora del tempo. Il gruppo a disposizione in questo momento conta ben undici volti nuovi su quindici giocatori totali ed è normale, dunque, che possa servire un po’ di adattamento”.

Nel frattempo, il Seven è approdato alle Olimpiadi, un obiettivo in prospettiva anche per gli Azzurri.

“Il piano deve portare a quello e speriamo possa essere così già dai prossimi Giochi. Cercheremo di lavorare il più a lungo possibile con lo stesso gruppo. Certo sappiamo che la strada sarà sempre più dura e ci sarà sempre più competizione. Non sarebbe male poter pensare ad un campionato a sette. In Inghilterra, Francia o nell’emisfero sud, già è così e poi i risultati si vedono”.

Proprio a Rio nelle scorse settimane, un grande successo per questo nuovo inserimento ed il trionfo delle Fiji sulla “sua” Gran Bretagna.

“Uno spettacolo incredibile. Sono riuscito a vedere quasi tutte le partite. Ci sono state delle sorprese piacevoli, come il Giappone che ha sconfitto formazioni più quotate come la Nuova Zelanda, ma anche lo stesso Brasile, per il quale si temeva una brutta figura e invece si è ben comportato contro tutte le avversarie. Dai quarti di finale in poi, il livello è stato altissimo e la vera differenza l’hanno fatta le difese e per questo i risultati sono stati in bilico e stretti, tranne la finale. Per la Gran Bretagna sono comunque contento di un ottimo secondo posto. Ho anche rivisto diversi amici e volti conosciuti. Con Simon Amor (attuale tecnico della Gran Bretagna, ndr) ho giocato, mentre sono stato allenato da Mike Friday (tecnico Usa, ndr) e Ben Ryan (tecnico dei campioni delle Fiji, ndr)”.

Da ex giocatore di entrambe le discipline, dove sono le differenze maggiori?

“Lo spazio naturalmente. Devi essere capace di difendere e gestire 60-70 metri e non sempre puoi contare su un compagno che scala, quindi devi saper scegliere bene i tempi per non rischiare di mancare un placcaggio. La stessa cosa si ripresenta in attacco. Spesso lo vediamo anche quando andiamo ad allenare i ragazzi delle Accademie. Vedono davanti un buco e provano subito ad attaccarlo, ma non sempre è la scelta più adatta, serve spesso pazienza per capire dove sta la vera opportunità. Poi di sicuro la velocità di gioco. Ogni azione nel Seven conta molto di più”.

Un altro aspetto evidente, inoltre, è che nel rugby a sette emergono sempre più Paesi lontani dalla geografia a quindici.

“È vero e questo avviene anche perché diverse nazioni stanno investendo sul Seven. Servono numeri minori quanto a giocatori e quindi spesso sono più facili da reperire, anche a livello qualitativo, perché magari non ti serve il pilone da 120 chilogrammi o la seconda linea di 2 metri. I fisici contano fino ad un certo punto, servono soprattutto velocità e capacità tecniche”.

Quali, quindi, i prossimi impegni?

“A settembre partiremo con i corsi allenatori, poi avremo un raduno Under 18 in preparazione degli Europei di Bucarest. Anche quest’anno continueremo il buon lavoro iniziato in precedenza con le Accademie, con i nati nel 1999 e 2000 e naturalmente seguiremo da vicino i ragazzi che provengono già dalle prime squadre”.

Il Petternella ovviamente, però, è un torneo femminile, con le ragazze che – a livello nazionale – si stanno sicuramente facendo onore.

“Stanno andando molto bene nel XV e devono continuare anche loro a lavorare nel Seven. La condivisione è soprattutto un aspetto fondamentale. Permettetemi, però, soprattutto di approfittare dell’occasione per fare un grosso in bocca al lupo a tutte le formazioni che saranno presenti al torneo, con la speranza che sia un successo davvero per tutti”.

vilk