Ieri sera, presso la Club House del Biella Rugby, Vittorio Munari, Direttore Generale del Petrarca Padova, ha tenuto una conferenza dal tema “Importanza e costruzione del settore giovanile”. L’eclettico ex rugbista, allenatore (tra gli altri del team ‘Resto del Mondo’), dirigente sportivo prima al Petrarca Padova, poi al Treviso per dodici anni, prima di tornare al Petrarca, giornalista e telecronista, ha voluto raccontare di un tema che gli sta particolarmente a cuore: la ‘semina del rugby’. L’ha affrontato parlando della propria esperienza , di quando a metà degli anni Ottanta, al Petrarca Rugby si era resa evidente la fine di un’epoca e lui si dovette ingegnare per ricostruire dalla base, una scuola tecnica che negli anni Novanta avrebbe portato alla società di Padova, decine di scudetti e alla formazione di tre tecnici e quindici giocatori azzurri, tra questi i fratelli Bergamasco e Bortolami.
Munari ha raccontato, che in assenza di un ‘Testo Sacro’ che gli fornisse un metodo testato per la formazione di tecnici e giocatori, prese in esame sui primi due livelli dei manuali di rugby della federazione neozelandese cercando di adattarli alla realtà italiana. “Poi era necessario trovare qualcuno che quel ‘Testo Sacro’ ce lo avesse dentro” e portò a Padova il Neozelandese Chris Roden, lo affiancò all’italianissimo Giorgio Sbrocco e creò il centro studi Petrarca, il primo del suo genere in Italia a quei tempi.
Alla serata sono intervenuti oltre ai dirigenti e tecnici del Biella Rugby, anche quelli di diverse società piemontesi interessate all’argomento.
“Apprezzo di cuore la strada intrapresa dal Biella Rugby”, ha dichiarato Vittorio Munari, “molto simile a quella che sono venuto a raccontare: la scelta di affidare al modello neozelandese l’insegnamento del rugby e l’importanza data al settore giovanile. Per questo motivo il mio rapporto con il presidente Vittorio Musso è ottimo e di grande stima. Insieme siamo convinti dell’importanza della centralità del club che deve essere depositario del suo sapere rugbistico, che deve diventare il seme per generare nei giovani amore puro per questo sport”.

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