Nell’Italia di oggi, fatta di incomprensioni, sfruttamenti e soprusi, anche il mondo dello sport vive grandi ingiustizie: nel caso che vado a spiegare ed approfondire un po’, per quanto mi concerne, è il rugby a soffrirne. Partiamo dal presupposto che già nel “bel paese” ogni sport che non sia il calcio, fa fatica ad essere concepito come tale: ci accorgiamo della pallavolo ad esempio, solo quando le ragazze vincono un mondiale, consociamo l’atletica solo quando conquistiamo medaglie su medaglie alle olimpiadi e apprezziamo il rugby solo quando una “piccola” Federazione è in grado in meno di un anno di riempire due stadi da più di 80.000 persone.
Ma torniamo a noi…chi lavora tanto e bene nel mondo del rugby, per garantire a ragazzi/e e bambini/e di potersi allenare con dignità e tranquillità sono le piccole società: piccole per numero di iscritti, grandi per la passione e la voglia che mettono quotidianamente nel lavoro che svolgono. In questo caso parliamo del Miraglia Rugby A.S.D.: una società agrigentina che, grazie alla tenacia e la determinazione nel migliorarsi costantemente, ha raggiunto non pochi risultati nel corso dell’anno appena trascorso. L’aumento costante degli iscritti al minirugby, i successi della squadra seniores e la scommessa delle “Miragline”, una neonata squadra femminile di rugby, hanno creato attorno alla società di Agrigento un bel po’ di interesse. Così nel settembre del 2011 i vertici societari hanno deciso di compiere un grande passo, quello di rivalorizzare e dare nuova vita ad uno stadio lasciato a se stesso e all’usura del tempo: il campo di rugby di Villaseta. Una struttura che, se rimessa a posto, potrebbe diventare una vera e propria eccellenza del rugby siciliano e, di conseguenza, italiano. A fronte di questa opportunità il Miraglia si adopera, fa sopralluoghi, pensa ad un piano e struttura una proposta che in data 2 settembre 2011, inoltra al Comune.

“La A.S.D. Miraglia Rugby, visto la povertà di risorse del territorio, la mancanza di stimoli culturali e sociali e la necessità di accogliere le speranze e i bisogni di tutti i giovani

CHIEDE

La concessione, a titolo gratuito, del suddetto campo per la durata di anni 20, per rimettere in uso sia il
campo da gioco e gli spogliatoi, in quanto vuole investire le proprie risorse per dare un segno tangibile a tutti quelli che credono, come noi, nei veri valori dello sport”.

La risposta delle istituzione è “stranamente” celere e, a fronte di un progetto tanto audace quando fondamentale per il territorio, ci si aspetterebbe un assenso condiviso, ma si sa in Italia ottenere qualcosa di giusto è quasi impossibile al giorno d’oggi. Infatti il Comune nega la concessione e del campo, poiché ci sono “finanziamenti in corso per ristrutturare lo stadio, per cui non possono concedere la gestione ad alcuno”.
Dobbiamo necessariamente sottolineare il fatto che la gestione del campo da parte di una ASD non compromette la ricezione dei finanziamenti da parte del comune e la relativa ristrutturazione.
Purtroppo però, essendo questa una situazione che va avanti da decenni, bisogna davvero chiedersi cosa  ci sia dietro? Cosa blocchi la volontà di tutti di dare uno spazio a giovani e ragazzi che vogliono solo fare sport e giocare a rugby? Cosa ci sia di tanto strano nel voler dare un’alternativa ai nostri figli alla televisione, un campo dove correre e imparare a rispettarsi e rispettare gli altri?

Nostro malgrado questa è l’Italia, uno stato dove l’”ingordigia” di pochi, rovina il benessere di molti, dove anche voler aiutare uno sport a crescere significa andare contro tutto e tutti, intraprendendo un percorso burocratico, legale anche per le cose più ovvie e indispensabili.
Che dire…un grande in bocca al lupo al Miraglia, perché questa situazione si sblocchi il prima possibile, per garantire a tutti di poter SOLO giocare a rugby.