Minirugby significa divertimento, crescita e fare sport senza competizione, solo per apprendimento. Così, da sempre, ho imparato a vivere il rugby giovanile. Ma è ancora così? Forse. Diciamo che un minimo di competizione anche a livello “propaganda” c’è sempre stata ed è giusto, secondo me, ma è altrettanto importante dare a tutti l’opportunità di partecipare a tornei e manifestazioni, senza dover fare una selezione per partecipare “con i migliori”. Di cosa sto parlando? Ma del “Torneo Topolino”. Ora vi spiego, con qualche digressione, ma vedrò di farmi capire.
Allora premetto una cosa, io ho iniziato a giocare a rugby che avevo cinque anni e non ho mai conosciuto altro sport se non quello che si gioca con la palla ovale. Fin dalla prima partita, era un gennaio freddissimo in quel di San Donà di Piave, l’allenatore ci parlò della bravura dei nostri avversari e di come avessero partecipato, ottenendo sempre ottimi risultati, al “Torneo Topolino”. Figuratevi a 6 anni un adulto stava abbinando le due cose che adoravo di più, il rugby e Topolino. Tra le mille domande che sommersero il coach, alla fine ci venne spiegata l’essenza della manifestazione trevigiana. Da quel momento in poi, per tutto il minirugby, la due giorni a Treviso divenne non solo importante, ma anche l’evento assoluto dell’anno; figuriamoci andavamo addirittura una notte a dormire fuori casa. Ma perché affronto tutto questo? Semplice, perchè sono rimasto interdetto quando ho sentito parlare di “dovremmo fare una selezione per partecipare al Topolino. Siamo in tanti, prendiamo i migliori e andiamo a vincere”. E gli altri? Non siamo in un settore propaganda? Ci sta il partecipare per vincere, ma tutti devono avere la possibilità di aderire alle manifestazioni, tutti. I numeri nel rugby si stanno allargando, ma da qui a fare una vera e propria selezione per partecipare al più bel torneo d’Italia mi pare assurdo e non giusto nei confronti di quelli considerati “meno bravi”. Tutti hanno il diritto di giocare, altrimenti non chiamiamolo “propaganda” o riempiamoci la bocca di frasi come questa: “nel minirugby si gioca per imparare, non di certo per i risultati. Dobbiamo aiutare i nostri piccoli atleti a crescere nel movimento rugbistico, se poi i risultati arrivano, tanto meglio, ma non sono la priorità”. Ma è proprio così? A me non sembra, anche se spero tanto di sbagliarmi. Perché pensando ai tanti piccoli giocatori “non selezionati” non posso far altro che rattristarmi e immaginare la loro grande delusione e questo, personalmente, non mi pare per nulla giusto e rugbistico.
@davidemacor