Il primo week end del sei nazioni è archiviato, con risultati che ci si poteva aspettare, escluso forse il successo della Scozia sull’Irlanda che a novembre aveva battuto gli All Blacks.
Comun denominatore di queste partite è stato l’arbitraggio.
O’Shea e Parisse nella conferenza stampa post match non sono stati particolarmente buoni con l’arbitro Doyle, reo, a loro vedere, di aver penalizzato in maniera ineguale la nostra nazionale rispetto al Galles.
Le parole del tecnico azzurro e del capitano rilanciano una problematica già affrontata negli anni passati, relativa non solo alla nazionale italiana, ma che comprende tutte le squadre che partecipano al sei nazioni.
Fondamentalmente i problemi sono due: la gestione delle singole situazioni di gioco e la gestione della partita nel suo insieme.
Il primo è quello lamentato dagli azzurri, ma che spesso vediamo in altre situazioni, ossia una tolleranza diversa da parte dell’arbitro su un fallo nei diversi momenti della partita. Per capire meglio: se si viene a formare una ruck, il giocatore deve lasciare il pallone a terra. Solitamente l’arbitro concede pochi secondi al giocatore per liberare il pallone e poi, in caso, fischia il tenuto. Fin qui tutto nella norma, ma se poi una squadra dispone di due secondi per liberare l’ovale e l’altra di cinque ecco che il pasticcio e fatto, avendo due pesi e due misure della stessa situazione di gioco.
Il secondo problema, invece, è generale e evidente se vediamo con attenzione la netta differenza di arbitraggio tra le due partite di Sabato, con Gardner, il fischietto di Inghilterra – Francia, che ha arbitrato in maniera meno ortodossa rispetto al collega che ha diretto la Scozia.
Non sta a me dire chi lo ha fatto meglio, non avendo le capacità per farlo.
Di fatto, in un torneo così breve dove ogni punto (bonus compreso) può dare la vittoria, il metro dell’arbitro deve essere lo stesso in tutte le partite e, in particolare, nelle fasi più importanti: le mischie, i punti di incontro e i fuorigioco.
Il rischio, altrimenti, è di creare enormi difficoltà ai giocatori, non più in grado di capire l’atteggiamento da tenere durante tutto il torneo, soprattutto in mischia chiusa.
Ovvio che sta ai singoli giocatori adeguarsi alle decisioni arbitrali, ma un pilone, ad esempio, deve sapere di potersi legare in un determinato modo per tutta la durata del torneo e per ogni mischia e non essere costretto a cambiare la legatura ad ogni partita.
@valeamodeo

SEI Nazioni 2017, Roma, stadio Olimpico 05/02/2017, Italia v Galles, break di Michele Campagnaro con Parisse in sostegno.