Dedicata a chi il rugby l’ha vissuto veramente, sono molte le persone che si avvicinano a questo mondo, ma sono poche quelle che lo capiscono veramente.

“Girovagando tra gli articoli N.P.R. ho lasciato correre la mia mente tra i ricordi legati ai miei più cari amici ed a mio cugino e mi sono ritrovata a sei anni, ai primi ‘Tornei Topolino’, ai loro sorrisi sporchi di fango, ai loro occhi prima di ‘ovetti’, poi di ragazzi forti e spavaldi, affacciati alle prime partite con la nazionale ed, infine, di uomini con occhi fieri e ricchi di esperienze ed amicizia.
Quanta tenerezza in quegli occhi, quanto gioco, quanta rabbia per le sconfitte ritenute ingiuste con quelle lacrime da ricacciare dentro da veri duri, quanta soddisfazione per i traguardi raggiunti, quanti sorrisi e quanto amore per questo sport che li accompagna ancora…perché ho capito che il rugby non ti lascia, anche quando il tuo tempo di giocatore è passato, troppo è quello che ti ha dato che non puoi fare a meno di volerlo condividere e tramandare…chi scrivendo, chi insegnando, chi reinventandosi.
Quanto rispetto in quegli occhi, rispetto per sé stessi, rispetto per la squadra, rispetto per le regole, rispetto per l’arbitro…già, perché ogni vittoria non è mai la vittoria di uno, ma di tutti; ogni sconfitta è una responsabilità da dividere in parti uguali, anch’essa nel rugby non divide ma unisce. Quelle braccia sulle spalle ad inizio partita e quelle mani avversarie che si stringono alla fine, sono braccia e mani che continuano ad accompagnarsi nella vita. Ho visto amici percorrere chilometri per condividere i momenti importanti l’uno dell’altro, sebbene non più compagni, a volte diventati avversari di gioco; ho visto amici confrontarsi e superare i propri limiti insieme, ho visto risate spontanee, piene ed incontenibili.
Ho visto equilibri che nella vita raramente si perfezionano: genio e senso di squadra, scaltrezza e rispetto, contatto e galateo, fierezza ed umiltà, competitività ed amicizia.
Ho avuto la fortuna di assistere a questo spettacolo e di sentirmi accolta nella ‘famiglia’ che avete creato, volevo dirvi che siete belli, belli da vivere, come questo sport”.