La giornata è passata velocemente nonostante la grossa mole di cose da fare, o meglio, che avrei dovuto fare. L’unico pensiero che è rimasto fisso nella mia testa, dal momento in cui la sveglia ha suonato, è stato la partita di domenica. Eh si perché affrontare i primi in classifica da “matricola terribile” è facile, se si pensa che non abbiamo niente da perdere, ma altrettanto difficile, se vogliamo davvero cambiare le sorti del campionato e quelle nostre personali. Mettersi in mostra contro avversari che hanno addirittura una tuta tutti uguale non è cosa tanto usuale per noi, se poi pensiamo che in più possono anche vantare un preparatore atletico e un massaggiatore (il nostro fa il parrucchiere nel tempo libero, bravo eh, come ci massaggia lui nessuno mai, pur sempre però un “esteta del capello”, ma vabbè). Se poi guardiamo a chi scende in campo, sono in molti ad essere future promesse del rugby e altrettanti sono i convocati nelle varie selezioni regionali/nazionali di categoria. Noi dal canto nostro rispondiamo con due cuochi, un ragioniere, molti studenti, qualche operaio e il fiore all’occhiello della squadra un libero professionista: libero perché è disoccupato da una vita e professionista perché come legge lui il gioco nessuno se lo spiega. Avete presente quando ascoltate una canzone che vi piace tanto e ci sono alcuni momenti in cui vi viene la pelle d’oca e non riuscite a far altro che pensieri felici?! Ecco in più di un’occasione giocare con lui lascia questa sensazione, riesce a vedere cose che tu nemmeno dopo anni e anni di allenamento riusciresti mai a vedere e per me giocargli a fianco è un assoluto godimento. In effetti, poi, io servo “solo” ad aprirgli gli spazi nelle difese avversarie, vengo lanciato come un “musso” per liberare lui da eventuali avversari e concedergli di correre in spazi più aperti. Torniamo a noi però, se la giornata è passata agilmente è la notte che mi preoccupa. Lì, nel silenzio notturno,  anche un rugbista pensa, eccome se pensa: salgono le preoccupazioni, c’è chi si studia un’ipotetica partita minuto per minuto, azione per azione, c’è che addirittura sostiene di avere le chiavi per risolvere il match domenicale (non ho mai capito cosa vogliano dire quelli che sostengono quest’ultima cosa, ma non avendo mai approfondito l’argomento, preferisco rimanere per sempre nel dubbio). Essendo sabato poi c’è il problema di chi la notte è comunque intenzionato a viverla, di solito sono le ali, i belli della squadra che si pavoneggiano in perfetta tenuta da rimorchio per le vie della città. Assieme a loro c’è di norma l’estremo, non perché abbia voglia di uscire, anzi, ma provate voi a stare isolato dal mondo per un’intera stagione con solo l’11 e il 14 a fianco, un minimo di rapporto si crea. Così lui esce più per dovere che per interesse. Comunque durante la settimana sono in molti a dichiarare delle poste notturne, per contrastare queste uscite serali. L’unico che però si adopera realmente in tal senso è il capitano, abile a scovare ogni festaiolo in ogni parte della città. Basta uno sguardo per rovinare la serata a chiunque, dall’alto del suo equilibrio morale è davvero un incubo “beccarsi” una sua occhiataccia. Se pensiamo poi che, chiunque la subisce, è costretto a portarsela dietro per gran parte della stagione, in ogni allenamento e manifestazione affine alla squadra e alla società. Il che significa doppia razione di “botte” in allenamento e meno privilegi in altre occasioni (niente cene sociali, se fa freddo lui deve stare in maglietta, nelle trasferte non può sedersi oltre la seconda fila e stare accanto all’accompagnatore di turno, cose così insomma). Fatto sta che la nottata del pre – partita si presenta lunga e ricca di stati d’animo, dalla paura, allo sconforto, alla voglia di vincere, al terrore di perdere, alla tranquillità interiore, alla tensione, alla pace dei sensi. Di solito ci si addormenta tardi, molto tardi, con un unico pensiero in testa la partita del giorno dopo, si dorme male e si sogna peggio, ma io pagherei per tornare a vivere notti come quelle.

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