Una vita dedicata al rugby quella di Francesco Celin. Dai primi passaggi come giocatore al CUS Padova e al Rugby Mantova, al ruolo di allenatore nell’attuale Rugby Mantova, in cui si occupa dell’Under 18 (insieme a coach Davide Pavanello) e della formazione Old.

Francesco, com’è iniziata la tua storia d’amore col rugby?

“Mi sono appassionato al rugby vedendo il 5 Nazioni quand’ero molto giovane. Purtroppo nel mio paese non c’era una società di rugby e dovetti aspettare l’università per potermi iscrivere nella mia prima squadra, il CUS Padova. Nel 1984 mi trasferii a Mantova e, casualmente, trovai il modo per giocare a rugby anche qui. Entrai in un bar che era gestito da un rugbista e mi informai su come iscrivermi al Rugby Mantova. Da qui iniziò il mio periodo coi biancorossi che durò fino al 1991.
Mi tolsi tante soddisfazioni come la promozione in Serie B del 1989. Quella era un XV molto forte fisicamente e tecnicamente valido, soprattutto con l’innesto di Murray, allora capitano della nazionale neozelandese Under 20”.

Non solo giocatore però…

“Esatto, ho proseguito la mia avventura al Rugby Mantova come allenatore delle giovanili e della prima squadra verso la fine del 2000. Prima di iniziare ad allenare, però, ho anche indossato i panni dell’arbitro per tre anni. Ormai comunque sono diverse stagioni che sono nello staff dell’Under 18 e devo dire che preferisco allenare i giovani rispetto alla prima squadra. Nel settore giovanile ci sono meno pressioni e il gruppo di giocatori è più facile da gestire, mentre in prima squadra ci sono più differenze d’età e di ambizioni.
Chiaramente i miei migliori ricordi ed emozioni sono legate al mio periodo da giocatore. Mi sono sempre divertito con qualsiasi squadra ho giocato, a prescindere dalla categoria, dando tutto me stesso in ogni partita. Non sono però ossessionato dal risultato, mi piace giocare di squadra e rispettare i principi fondamentali del rugby”.

Alleni il futuro del Rugby Mantova, ma con un occhio di riguardo anche al passato…

“Sì perché, anche se non più agonisticamente, mi piace sempre giocare a rugby. Per questo motivo, qualche anno fa ho proposto di creare una formazione Old del Rugby Mantova che desse la possibilità ai più ‘esperti’ di giocare senza pensare al risultato o al contatto fisico. E’ un modo per tenersi più giovani!”.

Com’è cambiato in tutto questo tempo il rugby in provincia?

“Una volta non esisteva nemmeno l’obbligatorietà delle giovanile. Negli anni ’90 però c’è stato un aumento di interesse verso il rugby, a seguito del primo Sei Nazioni. Questo ha portato tanti ragazzini ad appassionarsi a questo sport e ha dato la possibilità alla nostra società di accrescere il proprio settore giovanile. Allenare i giovani e continuare a far conoscere questo sport attraverso progetti nelle scuole ora è un aspetto fondamentale nella vita di una società che forma sin da piccoli i futuri giocatori della prima squadra”.