Di Giacomo Civino

Tra Irlanda e Inghilterra non è mai corso buon sangue nella storia. 

Correva il 24 febbraio 2007 Croke Park riaperto per una partita del Sei Nazioni e del Centenary Quaich, che rimarrà nella storia, per un match iniziato 87 anni prima.  

Facciamo un passo indietro, nella notte fra sabato 20 e domenica 21 un commando sotto la responsabilità di Michael Collins (capo dei rivoluzionari irlandesi) uccide 12 agenti dell’intelligence britannica e due poliziotti ausiliari. Nella versione irlandese i britannici erano in azione per uccidere Collins, dunque si trattò di legittima difesa. Gli inglesi parlarono di aggressione premeditata. Alle 14,45 di domenica 21 Novembre a Croke Park è in programma la partita Dublino-Tipperary di Football gaelico. Durante la partita l’esercito inglese entra nello stadio per cercare Michael Collins. I militari sparano contro la folla uccidendo 14 spettatori e ferendone decine.

Il primo tempo è equilibrato e non accade troppo, magari i giocatori sono ancora frenati dall’emozione. Il piede fatato di Johnny Wilkinson apre le marcature dopo due minuti con un calcio di punizione. Pareggia O’Gara al sesto e fino al ventesimo minuto è la guerra di trincea tra i pacchetti di mischia. Poi segna nuovamente il 10 verde su punizione e qualcosa cambia. O’Gara segna nuovamente al 26° e poi è l’estremo Dempsey che sfrutta un vantaggio sulla destra aperto dopo una touche e una segnatura evitata per pochi centimetri dalla difesa inglese. Meta. O’Gara trasforma ma è evidente che nelle menti, nelle gambe e nelle braccia dei giocatori irlandesi è scattato qualcosa. Passano forse cinque, sei minuti e sono Stringer e la terza ala Wallace che rubano il pallone uscito malissimo da una mischia con inserimento inglese. Ripetizione quindi della mischia chiusa stavolta con Stringer che mette dentro la palla, la stessa viene tallonata in un blitz ed è lo stesso mediano ad aprire a Horgan. 

Ruck, Stringer alza la palla quasi senza guardare ed è Wallace, la stessa terza ala menzionata poco prima ad arrivare come un treno, ricevere il pallone e sfondare la difesa bianca (tre giocatori…) con testa e spalle. L’intervento del TMO non può che sancire la meta. Sono passati a fatica trenta secondi dalla mischia ribaltata e l’Irlanda è già nuovamente in meta. La squadra verde si è trasformata in una belva assetata di sangue, perfettamente organizzata, completamente fit dal punto di vista atletico ma con qualcos’altro che non ci è dato comprendere ma che è evidente. I 15 in verde sono letteralmente delle furie. Trasformazione e si va all’intervallo sul 23 a 3 per la squadra di casa. Al rientro in campo è nuovamente O’Gara a mettere altri tre punti sul tabellino dopo tre minuti ma l’ala inglese Strettle marca una meta al minuto 46, ovviamente convertita dal calcio di Wilkinson. 26 a 10 e l’Inghilterra quindi non è morta. Nuovamente l’apertura inglese calcia una punizione e il margine si riduce a tredici punti. Passa però un minuto e nuovamente O’Gara riaggiusta il risultato sul 29 a 13. Siamo arrivati a 57 minuti sul cronometro. Poi. Poi è il turno degli dei del rugby che quella sera erano tutti con la maglia verde. Passano sei minuti e c’è una mischia chiusa a favore dell’Irlanda sulla sinistra. Siamo a cinque metri dalla linea di meta. La palla viene raccolta dalla terza centro Leamy che mette il caschetto e la testa tra le spalle e sfonda uno e poi due giocatori cadendo a due metri dalla linea di meta. Il sostegno e le guardie difendono la ruck dalle terze ali bianche e accorre Stringer, forse indemoniato come spesso era, a raccogliere il pallone. Apre a O’Gara, due passetti e in un solo movimento abbassa le braccia e tira indietro il piede destro. Parte una parabola mentre dal corridoio di destra comincia la sua corsa Horgan. La corsa finisce in piena area di meta con la potente ala irlandese che raccoglie il pallone a marcare la terza meta per la sua squadra. Il match terminerà 43 a 13 e ci saranno, dopo la meta di Horgan, la trasformazione di O’Gara e poi l’ultima meta di Boss convertita da Wallace.