Di Davide Macor

La situazione del Tre Fontane sembra essere finalmente arrivata a una svolta. Almeno sulla carta.

Dico sulla carta perché, il 26 Gennaio passato, il Coni Servizi e il Comune di Roma hanno deciso la divisione della storica struttura del Tre Fontane tra le quattro associazioni sportive firmatarie dell’accordo. Nonostante questo le polemiche sul web e a bordo campo non sembrano placarsi purtroppo. Cerchiamo quindi di fare un piccolo ripasso per capire come si è arrivati a questo punto.

Le quattro associazioni in questione sonola Nuova RugbyRoma che vanta circa 200 tesserati (per di più ragazzi del settore giovanile), e tre società:la Rugby Roma2000, i Cavalieri e Rugby&altro che insieme vantano circa 120 atleti (per di più seniores).

La problematica principale sta nell’impossibilità di trovare un accordo trala Nuova RugbyRoma e le altre tre associazioni che, forti dell’accordo trovato, hanno unito le loro forze in un nuovo progetto chiamato Rugby Roma SSD. Questa problematica oramai radicata va avanti da Ottobre e ha portato a comportamenti ben poco signorili. Lungi dal voler giudicare il giusto e lo sbagliato e creare il bene contro il male, la mia intenzione è di fare chiarezza su una situazione alquanto oscura che sta scrivendo nere pagine nella storia del rugby capitolino.

A oggi, la situazione è questa: Il Coni ha sancito che per due giorni a settimana il campo deve essere a disposizione della Nuova Rugby Roma, mentre le altre tre società ne hanno disponibilità per quattro giorni con la Domenica divisa secondo il calendario delle partite.

Di fatto,la Nuova RugbyRoma chiede maggiori spazi e più ampie garanzie, lamentando che due giorni a disposizioni sono pochi per far allenare i propri atleti, attaccando poi le altre tre società che, secondo loro, vogliono utilizzare i campi per fini diversi da quelli rugbystici.

Le altre società invece, propongono invece la loro posizione, sulla base del lavoro svolto fino ad oggi. Di fatto a Settembre la struttura del Tre Fontane (uno stadio, e due campi di allenamento) era stata abbandonata a se stessa, chiusa, in una condizione di disagio totale. I cavi elettrici erano stati tranciati, divelti i tombini e, in uno dei campi di allenamento erano stati allestiti pozzi neri per bagni chimici. Tutto questo senza considerare le condizioni igieniche generali di strutture, spazi e spogliatoi.

Le tre società si sono, di fatto, rimboccate le maniche e dopo essersi uniti in una nuova realtà societaria, con presidente Riccardo Mancini, hanno cominciato a lavorare per rendere nuovamente i campi agibili. Nel corso del tempo sono stati ripristinati gli impianti elettrici e idraulici, le aree sono state pulite, disinfestate e derattizzate, bonificato il campo con i pozzi neri, ritinteggiati e risistemati gli spogliatoi, fatta la messa in sicurezza dell’impianto e la richiesta alla asl per le norme igieniche. Lavori per una spesa che ha superato la cifra di 100 mila euro.

Durante tutto questo periodo, mentre procedevano i lavori,la Nuova RugbyRoma non solo non partecipava alle spese ( ad oggi non risulta alcuna spesa a loro carico) ma continuava a lamentare comportamenti inadeguati da parte degli altri attraverso i media o petizioni.

Finalmente i campi sono utilizzabili, in buono stato e sicuri, utilizzati da tutti gli atleti (anche quelli della Nuova Rugby Roma).   Quest’ultima società però, chiede di poterli utilizzare sempre, anche nei giorni non stabiliti, andando contro la volontà del coni e del comune e ripetendo che i ragazzi devono avere gli spazi necessari e non essere costretti a stare fuori la loro casa del tre fontane. Credo che, a torto o a ragione, oramai una decisione sia stata presa e credo che tutte le parti in causa debbano rispettarla, se non altro per educazione nei confronti non solo delle istituzioni ma soprattutto dei ragazzi che devono calpestare quei campi di gioco e cui si vogliono trasmettere i valori propri del rugby.