Su facebook c’è chi gestisce pagine dedicate al rugby e si diverte a truffare la gente.

Ma andiamo con ordine.

Qualche giorno fa appare un annuncio di una pagina Facebook dedicata al rugby in vendita.

La cosa è davvero particolare. Una persona si dice interessata e comincia a parlare con l’amministratore della pagina:

Trattano, arrivano a un accordo e decidono per il pagamento tramite poste pay. Il giovane amministratore della pagina, per tranquillizzare l’acquirente, fornisce nome, cognome e codice fiscale, per chiarire che non si tratta di una truffa.

Invece succede che, a pagamento effettuato, l’acquirente non solo non prende il controllo della pagina, ma viene bloccato dall’amministratore della stessa che, poco dopo, mette nuovamente in bacheca l’annuncio per la vendita.

A questo punto bisogna capire se c’è stato un errore o se l’amministratore di tale pagina, che la domenica si permette pure di indossare una maglia di rugby ed entrare in campo, è davvero un truffatore da 4 soldi.

A questo punto lo contatto, fingendomi interessato all’acquisto.

Trattiamo, fino ad arrivare al metodo di pagamento:

Stessa procedura, ma, come se non bastasse, il tale si innervosisce  e vuole far saltare l’accordo perché ritardo nel pagamento:

Riesco a convincerlo della serietà delle mie intenzioni, pago e il risultato è: BLOCCATO

Irragginugibile da notebook e da smartphone.

Per la cronaca, altri due complici lo hanno contattato e per altre due volte ci ha provato. Un truffatore seriale insomma.

Una truffa in pessimo stile, fatta da un giovane che rischia di finire in guai molto seri, qualora venisse denunciato alla polizia postale, che tutt’ora continua riproponendo il post sulla vendita della pagina.

Restituire quanto preso credo sia il minimo, smettere di avere un qualsiasi ruolo nella comunicazione del rugby è invece necessario, per rispetto dell’impegno di chi fa questo da anni.

Chiudo con un aforisma a me molto caro: “Le merde che si incontrano, a volte si pestano, a volte si salutano”.