Di Lorenzo Cirri

Mi è capitato di vedere in questi giorni tutto il lavoro che gli amici di Rovato stanno facendo per promuovere la partita del Sei Nazioni femminile che si giocherà sul loro campo sabato prossimo. Davvero un bel lavoro. La cosa che mi lascia un po’ perplesso è che in molti si stupiscano che a Rovato sia stata lanciata una campagna di comunicazione seria per promuovere l’incontro. Non dovrebbe forse essere sempre così?
Per me è piuttosto incredibile che siano le singole società (da sole) a fare spesso un buon lavoro, mentre i media in generale sono totalmente assenti. A dire il vero anche la Federazione lo è, provate ad andare sul sito ufficiale della Fir e vedere se trovate una locandina o una qualche forma di promozione dell’evento che non sia stata creta da altri. Le immagini stesse che fanno da contorno al sito FIR sono esclusivamente legate al gioco dei ragazzi. Certo fino all’anno scorso Kappa non aveva nemmeno sottoscritto un contratto di fornitura di materiale per le ragazze, figuriamoci! Almeno con Adidas questa cosa è stata risolta.
Se da Rovato facciamo un salto ad Amsterdam, dove mi è capitato girando per la città di imbattermi nell’immagine che vedete qui a fianco, possiamo fare alcune considerazioni sul ruolo mediatico che da noi il rugby femminile (e molti altri sport in rosa) ancora non ha.
Questa è la pubblicità di un’azienda molto importante che vende energia. Lo slogan “Schone Krakt” significa: “Forte e pulita”, un messaggio potente, ma la parte importante secondo me è quella che sta sotto: “Sponsor ufficiale della nazionale olandese di rugby sevens”. Manca qualcosa? Si. Una cosa importante, manca il prefisso “femminile”.
Non siamo in Nuova Zelanda, patria delle campionesse del mondo o in Australia, paese delle campionesse del mondo di rugby sevens .No. Nemmeno in Inghilterra, attualmente il paese con la squadra di rugby femminile più forte del mondo. Si tratta di un paese in cui il rugby non è nemmeno uno sport importante: l’Olanda.
Mi viene da pensare.
L’anno scorso con le Olimpiadi ed il riconoscimento ufficiale del rugby come sport olimpico, in tutti i paesi del mondo dove il rugby femminile sta prendendo campo, le ragazze sono state chiamate a far pubblicità ad eventi sportivi o da testimonial a vari prodotti. Dal Brasile, al Canada, dagli USA all’Australia. In Italia ancora nessuno ha avuto la voglia ed il coraggio di legare la sua immagine al rugby femminile. Perchè?
L’immagine che si vede qui è, dopo tutto, una bella, potente – e accattivante – immagine. Probabilmente una delle immagini più positive di uno sport di squadra femminile nella pubblicità che ho visto da molto tempo. Si confronta e contrasta con il modo nel quale molto spesso le donne dello sport vengono interpretate dal mondo dei media.
Oltre a pubblicizzare il prodotto (energia nucleare, a quanto pare) questo è un modo geniale di far una buona pubblicità al nostro sport.
Come dicevo prima la parte importante è quella in basso “Sponsor della squadra olandese di rugby sevens” si legge – e non “Sponsor della squadra femminile olandese di rugby sevens”. Nessun prefisso. Si tratta di un livello di riconoscimento subliminale che è abbastanza notevole.
Si tratta di uno sport minore in Olanda. Ma si noti la mancanza di spiegazioni su chi sono le ragazze. Devo onestamente dire che in Olanda quasi tutti conoscono la nazionale femminile di rugby. Questa per me è stata davvero una grossa sorpresa. E’ grosso modo l’equivalente di una campagna con le ragazze del volley in Italia. Quando parliamo di loro non facciamo distinzione, pallavolo femminile non si usa quasi mai, pallavolo semplicemente basta e avanza. Perchè quelle ragazze rappresentano quello sport nella sua totalità e non solo una parte. La campagna pubblicitaria olandese è la riprova generale che non bisogna essere grandi stelle dei media di essere utili per gli inserzionisti.
Se ci mettiamo in più la consapevolezza del fatto che questo sponsor è solo per la squadra femminile – e sono state le giocatrici stesse a proporsi e ad essere immediatamente ed entusiasticamente accettate come testimonial. Penso che con un po’ di impegno ogni squadra di ragazze che non ha uno sponsor sulla maglia dovrebbe essere vista come un’opportunità.
E’ ancora così difficile pensare che quello delle ragazze è rugby e non solamente rugby femminile?