L’Italia del Rugby Femminile è sicuramente lanciata vero un futuro roseo e pieno di soddisfazioni: le due vittorie nell’ultimo Sei Nazioni sono solo l’apice di un lavoro svolto negli anni che ha portato tanti risultati importanti e ha lanciato sulla scena internazionale tante atlete “made in Italy”; ricordiamo, poi, che il movimento femminile è una splendida realtà amatoriale, nel senso che nessuna percepisce soldi per giocare, anzi. L’ultimo prodotto del Rugby Italiano Femminile è, senza ombra di dubbio, Giada Franco, di professione terza linea, che da non convocata – ricordiamo che è entrata nel gruppo del Sei Nazioni perché una sua compagna si è infortunata dopo la gara con l’Inghilterra – è arrivata a conquistarsi il posto da titolare e, addirittura, ad essere inserita nel miglior XV del Torneo niente meno che da Scrum Queens, uno dei portali più importanti per quanto riguarda il rugby femminile. Noi l’abbiamo disturbata per conoscerla un po’ meglio.
Come stai vivendo questo momento, post Sei Nazioni? Da non convocata – e personalmente non ne avevo capito il perché – a titolare nel XV del torneo, un bel traguardo.
Sono molto felice di aver vissuto questa bellissima esperienza, giocare al fianco di queste ragazze è emozionante e con la maglia azzurra ancora di più. Sono all’inizio di un percorso che spero possa darmi tante soddisfazioni, sono consapevole di dover lavorare ancora tanto, ma la voglia e l’entusiasmo c’è. La maglia azzurra merita ogni fatica.
Due vittorie all’esordio assoluto nel rugby internazionale, non male come inizio. Dove ti piacerebbe arrivare?
Due vittorie sono sicuramente un buon punto di partenza,spero solo di migliorare e continuare a far parte del gruppo per i prossimi impegni. Un’altra priorità è, senza ombra di dubbio, il Club – Giada gioca nel Rugby Colorno NDR – da qui alla fine della stagione vogliamo toglierci ancora tante soddisfazioni.
Osserviamo, invece, il movimento femminile italiano: cosa deve cambiare, secondo te, perché ci sia il salto di qualità che vi meritate?
Sicuramente negli ultimi anni il movimento sta crescendo molto e questo è un aspetto che stiamo vedendo anche nel campionato italiano. Secondo me, perché ci sia il salto di qualità definitivo, è necessario che tutti inizino a lavorare dai settori giovanili, è importante che più bambine possibile si avvicinino al rugby.
Tu, invece, come hai scoperto il Rugby?
L’ho scoperto tramite un progetto che si svolgeva nella mia scuola, in cui si cercava di avvicinare i ragazzi al rugby.

Vedi che più spesso di quello che crediamo l’andare a lavorare nelle scuole porta i suoi frutti…

@davidemacor