Per ogni società, la gestione dei piccoli è un immenso serbatoio, umano ed emozionale prima ancora che sportivo. E così, da subito il Ragusa Rugby ha iniziato una attività di approccio coi più piccoli

Per esperienza personale, umana oltre che sportiva, quella strana età dell’adolescenza è sempre una incognita, una variabile impazzita che comporta risultati mai definitivi e certi.

L’unica cosa certa è che l’Under 14 di ogni società sportiva è un fulcro generazionale che va gestito con la massima sensibilità ed attenzione: se i piccoli sono linfa nuova, un seme gettato tra le buche del terreno di gioco; e se dalla Under 16 in avanti si iniziano a raccogliere frutti più o meno maturi; i quattordici anni sono un’età che bisogna seguire molto da vicino. 
Facile agli entusiasmi, ma altrettanto facile al disamore, e ad ogni tipo di distrazione, il giovanotto di quattordici anni può essere la promessa mai mantenuta, il ramo che cade all’improvviso, la certezza di un cammino nuovo. Ho avuto la fortuna di seguire una Under 14, quella del Padua Rugby: ed è stata una esperienza per me esaltante, controversa ma appagante. Una immersione in un mondo talmente variegato da sfuggire ad ogni controllo razionale. 
Tante le soddisfazioni, ma altrettante le cadute, imponderabili e irrazionali. I ragazzini di quella età hanno bisogno di guide, decise e comunque sorridenti, infallibili ma anche pronte ad ammettere eventuali errori; hanno bisogno di grandi che sappiano dare risposte senza aver mai udito alcuna domanda; di amici sempre presenti che lascino loro in ogni caso spazi di responsabilità (fiducia?); ed infine di adulti pronti a rimproverare con grande empatia, e di converso a sorreggere con piglio severo. In pratica, chi segue da tecnico o da team manager una Under 14 deve essere un ossimoro con sembianze semi-umane.

Il Ragusa Rugby ha accolto i ragazzi di entrambe le compagini (Audax e Padua), e reclutato (grazie all’azione della prof. Giummarra) altri ragazzini che intendevano avvicinarsi a questo sport.

Incontro il team manager, un caro amico, Massimo Giummarra, e decido di tempestarlo di domande: insieme a lui, uno dei ragazzi, Fourat Fahrat.
E’ lui il primo a rispondere. “Siamo in 25 adesso, e giochiamo tutti. I risultati non sono tutti positivi, ma nemmeno tutti negativi. Possiamo solo migliorare…” Fourat abita a Marina di Ragusa, quindi per allenarsi e per giocare fa un po’ di strada in più: ma questo non gli pesa, non gli ha mai pesato, lo conosco da un paio d’anni, Fourat.
Massimo Giummarra entra con grande delicatezza nei dettagli: suo figlio gioca proprio nella Under 14, e comunque lui stesso segue tutti i ragazzi come figli suoi. 
E da buon papà osserva, vigila, ascolta e si interessa. E ha adottato Fourat, rugbisticamente parlando. 
Mi rendo conto che questa età è troppo delicata, i ragazzini sono volubili e hanno bisogno di una figura importante. La società ha messo a disposizione tecnici di prim’ordine, ma è chiaro che noi genitori per primi abbiamo l’obbligo di dare una mano ai tecnici ed alla società. Solo collaborando aiutiamo i nostri ragazzi a crescere nel modo migliore…“. 
Dopo una serie di riassetti, adesso la squadra è stata affidata ad Alessio Lamia. 
Gran persona, come tutti gli altri succedutisi fin qui: ma nonostante io dia il mio contributo umano ai ‘miei’ ragazzi, mi rendo conto che non c’è ancora una perfetta coesione. 
So che è l’età, so che è ancora troppo presto: ma da questa squadra verranno fuori, il prossimo anno, elementi della futura Under 16, che attualmente è il fiore all’occhiello del Ragusa Rugby.
Alcuni lo hanno recepito, altri sono ancora troppo piccoli per comprendere l’importanza di un tale progetto…
“. 
Già: l’età. E’ impresa ardua tenere ben saldi dei giovanotti che non sono più bambini ma ancora neanche dei ragazzi. 
E Massimo Giummarra avrà il suo bel da fare per tenere compatte le fila. “Di certo i risultati non aiutano. Si sa che la vittoria è la migliore cura sportiva, e che vincere è la pubblicità più convincente. 
Perdere il capitano Gabriele Brullo è stata una grave perdita per la squadra: ma ancora non sono riuscito a creare un gruppo unito, mi sembrava più facile…

Da un punto di vista tecnico? Fourat risponde: “Gli altri sono tutti più grandi e più grossi di noi, soffriamo molto la forza fisica degli avversari“. 
Pochi concetti, ma chiari. 
E Massimo? “Ci sono ancora dei fondamentali di difesa lontani anni-luce dagli standard della Under 16, e visto che questa squadra sarà il serbatoio per il prossimo biennio, io ritengo opportuno che la società inizi a monitorarla…
Abbiamo vinto qualche gara, ma quando affrontiamo compagini robuste mostriamo tutti i nostri limiti
“.

Maurizio Fumarola, coach della Under 16 che milita in Elite, è a due passi da noi, ed interviene prontamente. I suoi ragazzi hanno appena vinto una autentica battaglia contro le Fiamme Oro di Roma.
Dal mese di Febbraio inizierò a seguire proprio la Under 14 insieme al tecnico Alessio Lamia, per iniziare a costruire il prossimo ciclo della 16. Molti ragazzi del 2004 passeranno con noi, ed è bene lavorarci su già da adesso. 
Peraltro ho seguito alcuni allenamenti e una partita, con Alessio ci siamo confrontati parecchio su questo… Ci sarà da lavorare, ma sappiamo fin da adesso su cosa lavorare in particolare…

Insomma, sono passati a malapena sei mesi dal nuovo inizio del Ragusa Rugby: e la società dimostra di voler fare sul serio. Pieno coordinamento tra reparti, ci si sostiene compatti: questo insegna il rugby. 
E l’Under 14 inizierà ad essere seguita come merita: è giunto il momento di accompagnare la crescita di queste nuove piccole piante con la cura che queste meritano. 

Ufficio stampa Ragusa Rugby