Finito il Sei Nazioni 2012, cosa rimane a noi sostenitori del rugby? Cosa dovremmo aspettarci dal movimento rugbistico italiano nei prossimi mesi? Bhè, speriamo qualcosa di positivo, qualche segnale propositivo, che porti ad una svolta definitiva. Da questo Sei Nazioni sono rimasto soddisfatto, il signor Brunel mi è piaciuto: ha osservato, valutato, innovato il giusto e si è fatto un’idea delle cose da migliorare. A modo suo, inoltre, ha già dato il benservito a qualche personaggio che, da troppo tempo, occupava un posto nell’entourage nazionale vedi Orlandi e Troncon. Se per il grande Tronky, personalmente non me ne sarei libearto così facilmente, troppo carismatico e fondamentale per l’unione del gruppo, per quanto riguarda la scelta di Orlandi concordo con il “piccolo” francese. Era proprio ora! Ma cosa succederà in concreto? Intanto mi trovo d’accordo con quanto detto da Paolo Wilhelm in un articolo postato oggi sul Grillotalpa: “L’impressione – fortissima – è che siamo giunti a un momento davvero delicato per il rugby italiano. I prossimi mesi disegneranno un nuovo scenario, qualunque cosa succeda. Sarà un panorama migliore o peggiore? Difficile dirlo, ma i nodi che da tempo in qualche modo frenano il nostro movimento sembrano essere arrivati al pettine tutti assieme”. Ed è proprio vero, prima di rinnovare la Nazionale, è necessaria una riflessione su tutto quello che ci sta sotto. Una riunione tra coloro che partecipano alla Celtic League, un ridimensionamento dell’Eccellenza, una valorizzazione della serie A/1 e  via via fino alla serie C. In modo particolare, poi, sarebbe fondamentale innovare e valorizzare le giovanili: proprio dai giovani bisognerà ridimensionare e ricostruire il rugby in Italia, le altre nazionali hanno un quasi costante ricambio generazionale, noi no! Da questo punto dobbiamo ripartire, per costruire delle fondamenta stabili, che diano equilibrio a tutto il movimento rugbistico italiano.