Il 2018 sarà un anno importantissimo per il rugby league. Non solo è la stagione postmondiale, dove tanti giocatori si sono ritirati da league internazionale e State of Origin aprendo nuovi spazi per i giovani, ma è anche un’opportunità per Inghilterra e Nuova Zelanda – dirette inseguitrici dell’Australia nel ranking RLIF – di mettersi alla prova e fare il punto della situazione, valutarsi come livello, misurarsi senza l’assillo del torneo di un mese e mezzo che lascia poco spazio a esperimenti e nuovi innesti.
Di rilanciarsi in dimensione Test Match hanno bisogno soprattutto i Kiwis, reduci dalla Coppa del Mondo peggiore della loro storia. Per la prima volta, infatti, i neozelandesi non sono andati oltre i quarti di finale della kermesse iridata, piegati da Tonga nel girone e da Fiji nella fase a eliminazione diretta. Da più parti si è vociferato di un clamoroso passaggio di coach Wayne Bennett dalla panchina degli inglesi a quella della Nuova Zelanda ma alla fine il coach dei Brisbane Broncos – probabilmente il più vincente tra gli allenatori in attività – ha rinnovato con la nazionale di Sua Maestà, per continuare il ciclo avviato nel 2016 e andare oltre lo storico secondo posto della RLWC 2017. Allora a Shaun Jonson e compagni non resta che lavorare dalle fondamenta, continuare il ricambio generazionale e cavalcare lo stato di forma dei Warriors, la squadra NRL con sede a Auckland, unico club non australiano a partecipare al torneo più bello del pianeta. Sinora in campionato sono arrivate 3 vittorie in 3 uscite: inerzia cambiata o fuoco di paglia? Ce lo diranno i prossimi turni, a partire soprattutto dalla trasferta di sabato in casa dei Roosters di Tedesco e Cooper-Cronk.
L’altra grande alla caccia dei Kangaroos è l’Inghilterra, reduce da una RLWC tutto sommato accettabile – la finale mancava dal 1995 e mai questa generazione di giocatori aveva spaventato tanto gli inarrivabili rivali – eppure chiamata a un ulteriore salto di qualità. I tifosi del nord dell’Inghilterra sono esigenti, non sono esattamente un pubblico facile: si sono divisi fra chi voleva la testa di Bennett – un australiano che non le manda a dire… – e chi invece con questo tecnico aspro, pungente ma pragmatico ed esperto voleva continuare. Certo restano le ambiguità, i paradossi, le stranezze: mal voluto da certi pundit (Garry Schofield su tutti), il ct è la scelta giusta per la maggior parte degli appassionati di rugby league e ha meritato il rinnovo del contratto.
Proprio l’ex St. George Illawarra e Newcastle, già al timone di Queensland e Australia in passato, è il filo rosso che collega inglesi e Kiwis, in vista dei 4 test che disputeranno gli uni contro gli altri in questo 2018. Da vice di Stephen Kearney sollevò al cielo la Coppa del Mondo del 2008 dopo l’incredibile 34-20 di Brisbane e come detto è stato dato da molti rumours per vicino al ritorno.
Rugby Football League e New Zealand RL si sono accordate per un fitto calendario di Test, che guarda allo sviluppo sia delle due squadre che dell’intero gioco del rugby league. Sabato 23 giugno infatti sarà lo Sport Authority Field di Denver a ospitare il primo Test Match.
Avete letto bene: Denver, Colorado, USA. Il league internazionale di alto livello non è del tutto una novità negli Stati Uniti – nel 2004 l’Australia affrontò la nazionale di casa a Philadelphia, di ritorno dal tour nel Regno Unito – ma piace che due top team vadano a esplorare il mercato nordamericano, che ha tanto da dare come dimostrato dall’avventura dei Toronto Wolfpack nei campionati inglesi. Ottima la réclame dell’evento, che gioca su somiglianze e differenze col football americano, la religione degli States: No Pads, No Blocking, 6 Downs.
L’incontro di Denver sarà l’assaggio del Baskerville Shield, la serie che in autunno metterà di nuovo l’Inghilterra contro la Nuova Zelanda. Nel frattempo, entrambe le squadre avranno dettagli da sistemare: quali senatori confermare, chi salutare per sempre a questo livello (il mediano di Warrington Kevin Brown ha annunciato il ritiro dalla nazionale), chi lanciare e rilanciare nel rugby che conta. Magari un cavallo di ritorno: Josh Charnley, ala ex Wigan reduce dall’esperienza a Sale nell’union, farà di tutto per meritarsi la convocazione.

Di Matteo Portoghese – tutti i diritti riservati