Iniziamo dai fatti: la squadra di Eccellenza di Reggio Emilia con una telefonata ha fatto sapere a The Rugby Channel, canale streaming che trasmette le partite del massimo campionato, di non volere la diretta dell’incontro casalingo contro Rovigo per paura di perdere spettatori. A ciò, ha fatto seguito una risposta “di pancia”, comprensibile ma evitabile di Rugby Channel dal proprio canale Facebook che recita:

“BREAKING NEWS: la partita Reggio Emilia vs FeMi CZ Rovigo NON sarà trasmessa da therugbychannel.it.
Non ci sono note le vere ragioni che spingono la Società reggiana a non voler partecipare al tentativo di dare visibilità al Rugby italiano, ma l’ufficialità del diniego, concretizzata con una telefonata e non con uno scritto, ci dice che portiamo via pubblico dallo stadio e qualche altra amenità che non vogliamo commentare ma che ci lascia basiti per la loro inconcretezza e pretestuosità.”

La risposta di Reggio Emilia non si è fatta attendere in una dichiarazione rilasciata a Onrugby, in cui sono spiegati i motivi del rifiuto.

Ancora una volta il risultato è negativo per tutti. Reggio, The Rugby Channel e la FIR.

Reggio ha ragione quando parla della necessità di creare un prodotto condiviso, non accettando una decisione arrivata all’ultimo (lo scorso anno addirittura a campionato iniziato) senza avere nessuna voce in capitolo (ma non si era parlato di creare una lega di Eccellenza?). Sbaglia totalmente, però, quando pensa che la diretta streaming possa portare via persone dagli spalti con una conseguente perdita di visibilità.

Dal canto suo anche The Rugby Channel ha i suoi torti e le sue ragioni. Bisogna decisamente dare merito a chi da due anni sta dando visibilità ad un campionato con poco appeal, che di fatto pochi o nessuno vuole, anche con sacrifici e mettendo in campo una produzione di livello. L’errore commesso però, è quello denunciato da Reggio, ossia non aver mai interpellato le società riguardo le dirette (basta inviare una mail o chiedere una riunione con gli uffici stampa delle squadre di Eccellenza) nè cercato collaborazioni costruttive con le altre realtà che ruotano nel mondo della comunicazione ovale italiana, cosa che probabilmente avrebbe permesso un servizio ancora migliore e un onere minore a Matteo Scialpi e soci.

Di riflesso ci perde anche la federazione, che si ritrova, nolente, in un caos comunicativo di cui è necessariamente parte in causa. Avrebbe dovuto fare di più per accordare broadcast e società? Certo! Ma la colpa va divisa al 50% con le società di Eccellenza, a volte troppo pigre e incentrate ad annaffiare il proprio orticello, senza che una goccia cada nel prato del vicino (non sia mai che poi sia meglio per tutti).

@valeamodeo