E’ inutile dire come le squadre neozelandesi abbiano monopolizzato il Super Rugby negli ultimi anni, con cinque trionfi nelle ultime 6 edizioni.
Nonostante il ricambio generazionale e i tanti giocatori attirati da contratti faraonici nell’emisfero nord, il bacino di utenza delle provincie tuttenere sembra non esaurirsi mai. La concorrenza all’interno di ogni team è spietata e la conseguenza può essere solo una, ovvero l’innalzamento del livello di gioco e della performance individuale. Con il Mondiale giapponese in vista, molti giocatori vorranno iniziare a mettersi in mostra per conquistarsi un posto sull’aereo di Hansen.

CANTERBURY CRUSADERS

I Crusaders, campioni in carica, sono nuovamente i favoriti per la vittoria finale. L’aver finalmente vinto il Super Rugby dopo ben 9 anni di astinenza potrebbe rappresentare quello che la vittoria nella Coppa del Mondo 2013 ha rappresentato per gli All Blacks, ovvero la fine di un incantesimo durato troppo a lungo. Con la rinnovata consapevolezza di essere tornati vincenti, la squadra di Robertson ha serissime chance di arrivare fino in fondo pure nel 2018.
Non solo è stato confermato in toto il coaching staff della passata stagione, ma ad entrare a far parte degli assistenti di Robertson sarà addirittura Ronan O’Gara, liberatosi anzitempo dal contratto che lo legava al Racing Metro in Francia. Sul fronte giocatori, è interessante in prospettiva futura l’aggiunta al roster del figlio dell’ex coach Todd Blackadder, il terza linea Ethan. Il 22enne è stato protagonista di una grande stagione nelle fila di Tasman ed è pronto al salto al livello successivo; con capitan Kieran Read fuori dai giochi per i primi mesi della competizione a causa della pesante operazione subita alla schiena in offseason, una maglia in terza linea è pronta ad essere conquistata.
Nello stesso reparto è tornato il numero 8 Tom Sanders, giocatore solido e molto atletico che nelle ultime due stagioni aveva vestito la maglia degli arcirivali Chiefs.
Nei trequarti, a stupire non è la firma di un giovane talentuoso ma è invece quella del 36enne Mike Delany. Il veterano aveva deciso di tornare in patria dopo 6 stagioni passate tra il Giappone, la Francia e l’Inghilterra e quasi per gioco ha deciso di continuare a giocare, guadagnandosi un posto nella rosa del Bay of Plenty prima e addirittura nei Crusaders poi. La sua invidiabile esperienza, culminata con 1 cap per gli All Blacks nel 2009 (contro l’Italia), potrebbe essere fondamentale nel caso in cui uno tra Mo’unga e Hunt dovesse infortunarsi nel corso della stagione.
I crociati di Christchurch annoverano tra le loro fila numerosissimi All Blacks ed è difficile metterne qualcuno in discussione; tra i più giovani invece, i trequarti George Bridge (Rookie of the Year 2017) e Jack Goodhue (già convocato nel tour di dicembre con gli All Blacks) sono chiamati ad affermare definitivamente tutte le qualità messe in mostra durante la scorsa campagna.
La conference neozelandese è piena di insidie e vincerla non sarà un gioco da ragazzi, ma i Crusaders sono armati fino ai denti e pronti a ripetere le gesta del 2017.

WAIKATO CHIEFS

Grandi novità in quel di Hamilton invece, dove i Chiefs hanno fatto un vero e proprio cambio generazionale. Dopo 6 anni alla guida della franchigia (con 2 titoli consecutivi conquistati nel 2012 e nel 2013), Dave Rennie ha deciso di trasferirsi ai Warriors di Glasgow ed a farne le veci sarà Colin Cooper, allenatore dei Maori All Blacks per 4 stagioni. Cooper sarà coadiuvato dallo staff tecnico di Rennie con l’importante aggiunta di Tabai Matson, ex assistant coach dei Crusaders poi trasferitosi a Bath.
Sul fronte giocatori sono tante le perdite: senatori come Aron Cruden, Tawera Kerr-Barlow, Hika Elliott e Michael Leitch non faranno piu’ parte della rosa dopo tanti anni di successi. A svezzare i nuovi talenti ci penseranno i vari Retallick, Messam, Cane, Ngatai, Lienert-Brown e Laulala, tutti ampiamente confermati. Con il buco lasciato da Cruden, sarà probabilmente Damien McKenzie a passare molto tempo con la maglia numero 10 sulle spalle, a meno che suo fratello Marty (di ritorno dai Crusaders) non si dimostri un valido condottiero della squadra. Per la maglia numero 10 c’è da fare un discorso a parte su Tiaan Falcon: il classe ’97 ha guidato alla vittoria i Junior All Blacks al Mondiale di categoria nel 2017, per poi disputare l’ITM Cup da titolare con Hawkes Bay. E’ da molti indicato come uno dei predestinati a diventare un grande All Black, il 2018 sarà un anno molto importante per lui. Un altro giovane da tenere sott’occhio è il gigantesco centro Levi Aumua, protagonista in ITM con la maglia di Tasman dove ha messo in mostra tutte le sue doti fisiche. In mischia arriva invece dal Canada, via Ospreys e Bay of Plenty, il numero 8 Tyler Ardron che se si adatterà bene alla velocità del Super Rugby potrebbe essere il degno sostituto di Michael Leitch.
Per rimpiazzare il mediano Kerr-Barlow è arrivato dagli Hurricanes il maori Te Toiroa Tahuriorangi, che con Brad Weber darà vita ad una bella battaglia interna per la maglia numero 9. In una conference neozelandese piena di ostacoli e battaglie, i Chiefs non sembrano equipaggiati per arrivare a giocarsi il titolo. Il running rugbyè un marchio di fabbrica della squadra di Hamilton e saranno come sempre avversari molto ostici da superare.

WELLINGTON HURRICANES

Nella capitale invece c’è voglia di rivincita: dopo aver perso contro i Lions in semifinale, gli Hurricanes hanno tutte le carte in regola per provare a riprendersi il trofeo vinto nel 2016.
Continuità è la parola d’ordine per coach Chris Boyd (che però lascerà a fine stagione per accasarsi ai Saints di Northampton): la rosa è pressochè invariata rispetto alla scorsa stagione, solamente alcuni ritocchi sono stati fatti per offrire piu profondità alla squadra.
Il partente numero 10 Otere Black è stato sostituito da Jackson Garden-Bachop, visto ai Rebels la scorsa stagione e soprattutto da Ihaia West in arrivo dai Blues. Se si pensa che nello stesso reparto c’è pure un certo Beauden Barrett, le possibilità per Boyd sono infinite. Confermato per altri 4 anni il talismano Perenara, a fargli da back up saranno Finlay Christie (in arrivo dai Chiefs) e Jamie Booth (Manawatu). Falcidiato dagli infortuni nel 2017, è pronto al rientro Milner-Skudder, utility back dalle incredibili qualità; del triangolo allargato farà sicuramente parte pure Jordie Barrett, che dopo aver saltato la fine della scorsa stagione per infortunio, sarà sicuramente volenteroso di riconquistarsi un posto tra gli All Blacks. Le novità più importanti arrivano dalla mischia: dopo essere diventato una star al Mondiale Under 20 e in ITM Cup con Wellington, il tallonatore Asafo Aumua entra ufficialmente a far parte degli Hurricanes già vantando una importante esperienza in tour con gli All Blacks. A fargli compagnia in prima linea sarà il gigantesco pilone Alex Fidow (20 anni, 1.87m per 137 kg), meno chiacchierato di Aumua ma che ha impressionato tutti per la maturità dimostrata giocando per Wellington. A fare da chiocchia a questa banda di giovani è di rientro in Nuova Zelanda Toby Smith, che dopo l’esperienza coi Rebels e i Wallabies ha deciso di rientrare in patria. Dan Coles salterà gran parte della stagione a causa dell’infortunio al crociato patito durante gli scorsi test match di novembre, ma con un Aumua in rampa di lancio crediamo che Boyd non sia troppo preoccupato della defezione. Il 2018 sarà invece l’ultima stagione in maglia Hurricanes per il terza linea tuttofare Brad Shields, gia firmato dai Wasps a partire dalla fine del torneo. Il numero 8 ha rifiutato la convocazione con gli All Blacks in novembre per non perdere la sua eleggibilità con l’Inghilterra una volta atterrato a Londra; le sue origini britanniche lo rendono selezionabile da Eddie Jones, che acquisterebbe così un giocatore di assoluta duttilità e valore. Continueranno invece a percorrere le praterie del Westpac Stadium i vari Laumape, Aso, Proctor, Savea e Wes Goosen; nel 2017 hanno tutti realizzato mete su mete, se il trend sarà lo stesso a Wellington si divertiranno parecchio.

AUCKLAND BLUES

Da svariate stagioni sono considerati come la delusione del rugby neozelandese, come la squadra dotata di nomi altisonanti ma che insieme non riesce a costruire vittorie importanti: gli Auckland Blues sono chiamati al difficile compito di far cambiare idea ai loro detrattori. Alla guida della squadra rimane la leggenda Tana Umaga che ha deciso, quasi a sorpresa, di affidare la fascia di capitano al mediano Augustine Pulu, protagonista della stagione passata. A lasciare Auckland è stato Ihaia West, trasferitosi agli Hurricanes; a fare il viaggio inverso è Otere Black, che insieme a Bryn Gatland (sì, proprio il figlio di Warren), Daniel Kirkpatrick (di ritorno dall’Europa) e Stephen Perofeta si contenderanno la maglia numero 10. Nomi importanti sono quelli dei fratelli Ioane, Akira e Rieko, Sonny Bill Williams, Jerome Kaino, Patrick Tuipulotu, Ofa Tuungafasi e Matt Duffie. A fare pendere l’ago della bilancia però saranno probabilmente i giocatori più “operai”, come la terza linea Blake Gibson, il pilone Pauliasi Manu e la seconda linea Cowley-Tuioti. L’importanza del lavoro sporco in una squadra come i Blues è vitale e se Umaga riuscirà a far convivere tutte le superstar, la squadra di Auckland potrà togliersi qualche soddisfazione. Sul fronte giovani è da segnalare la firma della giovanissima ala Caleb Clarke e della terza linea Dalton Papalii. Il 2018 sarà l’anno della rinascita Blues o della definitiva caduta? Solo il tempo (e Umaga) sapranno dircelo.

OTAGO HIGHLANDERS

Nella parte opposta dell’isola invece, gli Highlanders cercheranno di rispolverare la forma del 2015 sotto la guida del neo coach Aaron Mauger; lo staff è interamente formato da allenatori che provengono dal profondo sud e a far compagnia all’ex centro degli All Blacks e dei Crusaders saranno Mark Hammett, Clarke Dermody e Glenn Delaney. Confermati 30 giocatori su 38 della passata stagione, Ben Smith e Ash Dixon saranno nuovamente i condottieri della squadra. Smaltita la delusione per l’annuncio della partenza di Sopoaga in direzione Wasps alla fine del Torneo, la squadra si è rimessa al lavoro per ben figurare nel 2018. I giocatori di qualità sicuramente non mancano: L. Whitelock, E. Dixon, Aaron Smith e Naholo sono solo alcuni esempi di quello che gli Highlanders possono offrire. A fare da collante saranno i team leader Richard “Barracuda” Buckman e Tom Franklin che col passare degli anni sono diventati figure di riferimento dello spogliatoio. Non mancheranno le novità ed i giovani interessanti nel roster degli Highlanders: su tutti, i nomi di Shannon Frizell, devastante terza linea di Tasman, il centro Thomas Umaga-Jensen (protagonista di una grande stagione a Wellington) e il pilone Tyrel Lomax in arrivo dai Rebels ma di origine neozelandese, fortemente rivoluto in patria dalla Federazione che lo ha gia convocato con i Maori All Blacks. Data la difficolTà della conference sarà difficile che la squadra di Dunedin arrivi fino in fondo, ma saranno sicuramente un avversario ostico per chiunque; lo stile di gioco spumeggiante ha generato nelle ultime stagioni mete da fantascienza, rimanete incollati alla TV se vi capiterà di imbattervi in un loro match.