L’ottavo turno di Super Rugby è iniziato con il solito brivido, questa volto corso sulla schiena dei tifosi Hurricanes. I neozelandesi hanno sì vinto contro gli Sharks, ma hanno dovuto sudare ben più del previsto per portare a casa il match. Dopo aver demolito i Blues ad Auckland 7 giorni fa, i sudafricani sono andati vicinissimi ad un’altra epica vittoria, dominando per gran parte del match grazie all’ennesima solida prestazione dell’apertura Robert du Preez, coadiuvato al meglio dal fratello Jean-Luc. Non sono bastate però le 2 mete di Lukhanyo Am e i 17 punti al piede dell’apertura per conquistare Napier. Sotto di 9 punti a 4 minuti dalla fine, gli Hurricanes hanno prima piazzato un calcio di punizione per riportarsi sotto break, scelta incredibilmente felice. Poi, con gli Sharks in affanno, i neozelandesi hanno riconquistato il pallone mettendo insieme fasi su fasi che li hanno riportati nella zona calda. Dopo vari falli e un cartellino giallo, gli Sharks hanno dovuto arrendersi definitivamente concendendo la meta a Laumape, poi trasformata da West per il definitivo 38 – 37.
Il weekend è proseguito a Tokyo, dove i Sunwolves hanno dato battaglia ai Waratahs uscendo però sconfitti per 29 – 50. La partita, già virtualmente chiusa a fine primo tempo, non ha riservato particolari sorprese e gli australiani hanno facilmente abbattuto i nipponici grazie a 7 mete, di cui 2 marcate dal mediano Gordon. Tra le fila dei Sunwolves invece, continua a ben figurare Masirewa, ala dal grande side step che insieme a Saumaki (in panchina per questa partita), sta causando grossi grattacapi alle difese avversarie. Grazie ai 5 punti conquistati, i Waratahs si portano ad una sola distanza dai Rebels, capoclassfica della conference australiana.
Sarebbe potuta passare alla storia come la vittoria ottenuta col minor possesso palla e minor territorio di sempre, ma i Blues non riescono a compiere il miracolo. I Chiefs, grazie ad una meta tecnica ottenuta a 4 minuti dalla fine, sono riusciti ad assicurarsi una vittoria cruciale nell’ennesimo derby di stagione. Il punteggio finale di 21 – 19 non rende giustizia alla mole di lavoro fatto dai Chiefs che non hanno passato praticamente nemmeno un minuto nella propria metà campo nel secondo tempo. I troppi falli e i troppi turnovers concessi sono la causa principale del punteggio cosi ristretto. Tra i Chiefs è sicuramente da menzionare la prestazione di Tyler Ardron, sempre più giocatore chiave della mischia neozelandese.
Nel derby australiano invece, i Brumbies sconfiggono i Reds con autorità. Il punteggio di 45 – 21 è chiara espressione del dominio dei capitolini, anche se la partita era iniziata con il vantaggio degli ospiti per 0 – 12. La mischia dei Brumbies ha poi preso il controllo del match annichilendo la controparte: le mete di Fainga’a, Naisirani (2), Arnold, Carter e Pocock sono la testimonianza della supremazia dei primi 8 dei padroni di casa. A nulla è valsa la buona prestazione di Feauai-Sautia, non abbastanza per arginare gli avversari. Da segnalare il debutto in Super Rugby di Jordan Petaia, che a 18 anni e 25 giorni (classe 2000) diventa il più giovane Reds di sempre.
I Lions riprendono finalmente il proprio cammino con una rotonda vittoria sugli arcirivali Stormers. Tambwe è il mattatore di giornata grazie alle 4 mete realizzate. Gli Stormers non sono mai stati in partita e i Lions, trascinati dalla cavalleria leggera, sono stati liberi di marcare mete a piacimento. Da segnalare il ritorno in campo dell’ala Springbok Ruan Combrinck, autore di una meta dopo svariati mesi passati a bordocampo a causa di fastidiosi infortuni.

Il weekend si è concluso con la roboante vittoria dei Crusaders a Buenos Aires. Il punto di bonus ottenuto dai neozelandesi li porta in cima alla combattutissima conference kiwi, con una lunghezza di vantaggio sugli Hurricanes e 3 sui Chiefs, entrambe però con una partita in meno. Crotty è l’uomo ovunque dei crociati, vero metronomo sia difensivo che offensivo. Mataele si conferma in formissima realizzando un’altra solida prestazione condita da 2 mete personali, Bridge è la solita arma letale e il gioco è fatto, con i Jaguares costretti a cedere 14 – 40.

Andrea Teodorini – tutti i diritti riservati