Dopo il turno “di riscaldamento” della scorsa settimana dove solamente le squadre della conference sudafricana erano scese in campo, è da poco terminata la prima vera giornata di Super Rugby 2018.
Dopo aver guardato sei partite in meno di 24 ore, il mio cervello è iniziato ad andare in pappa, ma sono comunque rimasto affascinato come la prima volta che vidi scendere in campo i grandi giocatori del passato. Ricordo come fosse ieri come in una trasferta del campionato Under 16 il nostro allenatore portò una partita di Super Rugby da vedere in Pullman, rigorosamente registrata in videocassetta. A scendere in campo c’era una squadra rossa e nera di Christchurch, i Crusaders, dove a colpire l’occhio fu un ragazzino poco più grande di me al debutto in Super Rugby, un certo Daniel Carter..
15 anni dopo non sono cambiate le sensazioni che provo nel vedere scendere in campo i migliori giocatori dell’Emisfero Sud, ma questa volta ho il vantaggio di non dover combattere contro un fuso orario tremendo.
Il tema della seconda giornata di campionato è sicuramente il fattore casa: delle sette partite giocate, ben sei sono state vinte dalle squadre ospitanti. Solamente i Brumbies sono riusciti ad ottenere punti lontano dalle mura amiche andando a vincere a Tokyo non senza difficoltà. La partita è stata molto combattuta e i “giapponesi” (16 stranieri su 23) hanno mostrato un ottimo gioco dove ad essere protagonisti sono stati il centro Timothy Lafaele e il “Tongan Godzilla” Hosea Saumaki, autore di una partita incredibile condita da 2 mete e 5 clean breaks. Menzione particolare anche per il flanker Labuschagne autore di ben 22 placcaggi. I Brumbies l’hanno spuntata grazie alla maggiore esperienza e una miglior disciplina, ma le cose su cui McKellar deve lavorare non sono poche.
Sul versante australiano è da segnalare la grande vittoria dei Rebels sui Reds, dove la squadra di Melbourne ha realizzato il record di punti fatti in Super Rugby non dando spazio ai Reds, privati fin dall’ottavo minuto del proprio capitano Higginbotham, espulso per un placcaggio al collo con il solo uso della spalla. A prendere le redini del gioco Rebels ci ha pensato fin da subito uno stellare Genia, coadiuvato da un chirurgico Haylett-Petty.
Altre buone notizie per gli australiani arrivano dai Waratahs che a Sydney hanno battuto i temibili Stormers in una gara punto a punto conclusasi sul 34 – 27 grazie alla meta allo scadere di Ned Hanigan. A nulla sono valse le 11 carries e i 15 placcaggi di un ispirato Carr; a far pensare coach Fleck è sicuramente la mediana, dove Duvenage e Willemse non si sono dimostrati all’altezza.
Sul fronte neozelandese invece non potevano mancare le mete e lo spettacolo: ad aprire le danze ci hanno pensato gli Highlanders che con un uno-due a metà secondo tempo firmato dal centro Walden hanno ribaltato le sorti della partita e vinto l’incontro contro i Blues 41 – 34. Per Auckland a salire sugli scudi è stato Bryn Gatland, autore di una partita magistrale condita da 19 punti e tanta sicurezza nel guidare una linea di trequarti dai nomi stellari. A proseguire sulla stessa linea sono stati i Crusaders opposti ai Chiefs; i campioni in carica hanno strapazzato gli avversari battendoli 45 -23. Il punteggio è forse un po’ bugiardo ma i crociati hanno decisamente meritato la vittoria. Mo’unga ha stravinto lo scontro diretto con McKenzie, ma ritornare all’apertura dopo 3 stagioni ad estremo è un processo che richiede tempo.
La sorpresa di giornata arriva dal Sudafrica, dove i Bulls hanno battuto gli Hurricanes. La squadra allenata da Mitchell ha vinto una partita tiratissima dove, contrariamente alle tradizioni, i sudafricani ha tenuto palla in mano più a lungo rispetto ai neozelandesi evitando di concedere troppi palloni al temibile triangolo allargato Hurricanes. I Bulls si sono ancorati alla rimessa laterale macinando metri su metri (ben 448 contro i 354 Hurricanes) e nascondendo il pallone dalle grinfie neozelandesi.
A Johannesburg invece i Lions hanno avuto vita facile contro i Jaguares vincendo un match controllato dal primo all’ultimo minuto col punteggio di 47 – 27. Un nome da ricordare per il futuro è sicuramente quello di Dyantyi, ala dalle movenze elettriche che ha già fatto dimenticare l’infortunato Skosan. Per i Jaguares invece solo note dolenti, con i 49 placcaggi sbagliati (sì, avete letto bene) e i tanti insoliti errori in rimessa laterale. La disciplina è inoltre il persistente tallone d’achille visti i 2 gialli comminati agli argentini in questa partita.

Andrea Teodorini – tutti i diritti riservati