E’ fatta la nazionale di wheelchair rugby, ora bisogna fare i giocatori, parafrasando una frase celebre. Perché la rosa che è nata solo pochi mesi fa in seno alla Fispes (Federazione Paralimpica Sport Paralimpici e Sperimentali) è frutto di un progetto a tavolino, non è il risultato di un lungo scouting che ha portato in luce i migliori talenti di questa disciplina. Che in Italia, bisogna sottolinearlo, è ancora in una fase embrionale, esplorativa. Ma tanto hanno fatto due membri della Commissione Nazionale Atleti del Cip, Giuseppe Vella e Alvise De Vidi, che spinti da Luca Pancalli, primo motore dell’iniziativa, che si è creato un movimento di interesse intorno alla proposta.

E dopo una prima uscita assoluta a Lignano Sabbiadoro, lo scorso anno nel mese di novembre, dal 29 marzo al 1° aprile si replica, e stavolta si tratta di tagliare il nastro della scena mondiale al Torneo Internazionale di Colonia, in Germania, per il primo appuntamento agonistico oltre confine. Giovane ma già forte di sponsorizzazioni, la rappresentativa, che l’Atap, Azienda di trasporto pordenonese, la famosa ditta di abbigliamento Erreà e Banca FriulAdria hanno scelto di accompagnare nel progetto “Rio 2016”, per centrare la qualificazione della Nazionale ai prossimi Giochi brasiliani. “Ci tengo a sottolineare come il fatto che sia stato formato il Team Italia del rugby – dice Francesco Carboni, responsabile tecnico della Fispes- non significa che il percorso di reclutamento non vada avanti. Siamo alla continua ricerca, infatti, di altri giocatori, che per regolamento possono essere solo tetraplegici, e che vadano a formare un’altra squadra, così da poter costruire un Campionato nazionale. Per questo tutti i raduni che promuoviamo sono aperti a chiunque voglia provare”.

La Fispes ha adottato una politica ben precisa, ammette Carboni: “Non andiamo a fare proselitismo nei luoghi di cura, nelle unità spinali, anche perché convincere e portare su un campo di gioco persone con tetraplegia è molto difficile, ma lascia che siano gli interessati o appassionati a farsi avanti spontaneamente, andando ai Collegiali”. E ancora: “La Federazione sta spendendo soldi ed energie in questo progetto che lo stesso Pancalli considera una frontiera per il mondo della tetraplegia, che se è interessato dalla pratica sportiva lo è principalmente nella versione individuale. Al massimo chi ha disabilità a tutti e quattro gli arti pratica tennis o tennistavolo, mai però prima d’ora si era pensato ad offrire uno sport di squadra, dove le dinamiche sono assolutamente diverse, e tutto è molto coinvolgente”. Lo sanno bene i ragazzi che compongono la squadra nazionale e che andranno a Colonia: “Hanno tutti dimostrato un grande attaccamento alla maglia, al progetto soprattutto – conclude Carboni-, e una grande voglia di lanciare e far diffondere questo sport in Italia, ma non ci fermiamo qui. Al momento, ci sono già due squadre di rugby: il Padova Rugby e la Sportequal di Lignano Sabbiadoro, ma puntiamo ad allargare la famiglia, per questo lancio l’appello a tutti di farsi avanti”. (superabile.it)