Come non pensare al rugby durante il periodo del Sei Nazioni! Sono sempre stato abilissimo a mascherare la nostalgia, ma durante questi mesi è più difficile del solito e, chi mi conosce bene, percepisce la malinconia “che mi porto dietro”. Sono consapevole che anche il cane, nelle nostre lunghe passeggiate, è scocciato dal mio atteggiamento. Le partite non le guardo quasi mai, preferisco confrontare da solo gli articoli del giorno dopo, lo so è folle, ma guardarle mi riempie di ricordi. Incontrare il rugby è stata una delle cose più belle della mia vita, uscirne uno degli eventi più traumatici e difficili, perché non se ne esce mai del tutto, rugbisti lo si è per tutta la vita. Per uno che ha vissuto di questo sport per anni, il passaggio alla vita sedentaria è durissimo. Proprio ieri mi sono soffermato a guardare un gruppo di bambini che rincorrevano una palla ovale in un parco cittadino e i ricordi hanno iniziato a farsi avanti con forza…mi sono seduto su una panchina e la  mia testa ha iniziato a viaggiare per conto suo. Liberato il cane, mi è parso di rivivere le sensazioni dell’arrivo della primavera su un campo da rugby: quando ci si inizia a “svestire”, meno maglioni, scaldamuscoli e sciarpe e si inizia ad apprezzare veramente il “riscaldamento” pre – allenamento! Poi quel profumo, un mix di aria pulita, rugby e amicizia, tipico di una squadra, tipico di un gruppo con cui condividi davvero tutto. Sono stato letteralmente colpito da una serie di pensieri, che mi hanno riportato indietro nel tempo e mi hanno fatto respirare, anche se solo per un attimo, la mia giovinezza sportiva. Eh si, alle prime trasferte “lunghe”, alle prime sfide importanti, alle prime delusioni, ai primi infortuni e anche alle prime convocazioni. Già, perché era questo il periodo dei primi “Tornei delle Regioni”, quei bellissimi concentramenti in cui iniziavi a capire cosa significava giocare a rugby, non per la qualità del gioco, bensì perché capivi che c’erano altri folli come te in giro per l’Italia, che questo sport lo amavano nella stessa maniera. E tutto d’un tratto mi sono ritrovato negli spogliatoi del Dall’Ara di Bologna, a guardarmi alle specchio con indosso un paio di spalline (prima e ultima volta che le usavo), fatte a mano da un’amica di famiglia, ho per pochi istanti respirato quella tensione, quella paura, quella felicità, quella sensazione di gruppo che si crea solo in uno spogliatoio. E mi sono ricordato di chi mi stava attorno…

Continua…