In ogni sport, si sa, l’anno del Mondiale è sempre un po’ speciale. Lo è perché gli atleti professionisti aumentano almeno dell’1% lo sforzo profuso giorno dopo giorno in allenamento e settimana dopo settimana in partita per conquistarsi un posto in nazionale, nelle kermesse più importante che c’è.
Non si discosta da questo paradigma la palla ovale, figurarsi il rugby league. Uno sport che, di suo, vive una sola finestra internazionale all’anno, eccezion fatta per sporadici test match come l’Anzac Test fra Australia e Nuova Zelanda o le sfide fra nazionali delle isole del Pacifico.
È stato questo l’andazzo nel 2017. Tutti sapevano, in Super League (campionato inglese) e NRL (campionato australiano), che dalle prestazioni offerte a livello di club sarebbero dipese le convocazioni per la Rugby League World Cup: ecco allora esclusioni eccellenti come convocazioni a sorpresa, impronosticabili 12 mesi prima e figlie di grandi stagioni sul piano individuale.
Ma adesso, archiviata la RLWC, la tensione dovrebbe essere calata. In tanti avrebbero bisogno di tirare il fiato – chiedetelo ai semiprofessionisti dei campionati francesi, che hanno avuto una sola settimana di vacanza dopo il Mondiale! – eppure spuntano nuove motivazioni. L’anno postmondiale è così, prendere o lasciare. Abbiamo veterani che si ritirano dal football di test (Cooper Cronk, Billy Slater) lasciando spazio ai talenti emergenti: per tanti il 2018 non sarà una sonnolente ripresa ma la rincorsa alle posizioni lasciate aperte dall’addio dei grandi campioni. Non solo in maglia Kangaroos (Australia) ma anche tra i ranghi di Inghilterra e Nuova Zelanda: la sconfitta di misura nella finale di Brisbane ha lasciato l’amaro in bocca all’Inghilterra e tanto dovrà rifondare il nuovo corso dei neozelandesi, usciti per la prima volta ai quarti di finale.
Non stupiamoci, allora, se negli anticipi della prima giornata inglese Hull FC-Huddersfield e Warrington-Leeds già si nota un certo brio da parte dei giocatori “in odore di nazionale”. O se piano piano dall’altra parte del mondo si incomincia a intravedere Origin material in questo o quell’altro giocatore.
È un 2018 che andrà in crescendo e metterà in gioco rivalità importanti sin dalle prime battute. Tanta è la curiosità sul nuovo corso dei Warrington Wolves – a digiuno di titoli in campionato dal 1954–55 – ora affidati a Steve Price dopo la lunga esperienza di Tony Smith. L’ex tecnico delle Samoa ha a disposizione un fuoriclasse come il pilone Chris Hill (25 caps con l’Inghilterra, tantissimi in questo codice!), chiamato a essere leader di una squadra in cerca di certezze.
Ma i temi sono anche altri e li analizzeremo episodio dopo episodio, rubrica dopo rubrica: dal World Club Challenge (Melbourne Storm e Leeds Rhinos si affrontano il 16 febbraio, gara secca) agli impegni di club dei nazionali azzurri, dallo State of Origin alle vicende storiche di uno sport nato nel 1895 e ancora oggi fiero nel difendere la propria autonomia e sovranità.
È un nuovo inizio e questo è il bello: c’è sempre una nuova stagione e qualche nuova storia da raccontare.

Matteo Portoghese