In memoria di Fabio Bracci

Pochi giorni orsono Fabio Bracci  ha passato la palla. Il suo grande cuore non ha retto. 

Classe di ferro 1948 è stato uno dei magnifici ragazzi del prof. Bradassi.   Quest’ultimo un pioniere, una figura leggendaria.  Insegnante di educazione fisica della scuola Manzoni. Dalla prima media tutti i ragazzi praticavano il rugby educativo , tutte le sezioni avevano la loro rappresentativa i cui giocatori andavano poi a formare la selezione dell’Istituto. Quella squadra di giovani nemmeno diciottenni    esordirà in serie C sotto il nome di Libertas e molti andarono poi a confluire negli universitari del CUS per giocare i campionati anni settanta. 

Di questo progetto hanno fatto parte giocatori che hanno segnato la storia del rugby triestino quali Roberto Metz, Berto Dovigo, Gianni Polo ed anche  Fabio Bracci che di quella squadra era terza linea coraggiosa e generosa. Uno di quei giocatori sempre al servizio della squadra e dei compagni.

Nel campo, come nella vita, Fabio era persona silenziosa ma sempre presente, utile ed efficace.

 Racconta Roberto Metz, amico da sempre e da più di sessantacinque anni insieme, che fin da bambino Fabio all’uscita di scuola non si fermava a giocare con gli altri: il suo impegno era quello di accompagnare a casa un ragazzino disabile, aiutarlo e sostenerlo. Nello sport era serio e determinato un grande placcatore: quando qualcuno non eseguiva alla lettera un placcaggio, il prof. Bradassi lo chiamava in causa “Bracci sanguinario !!!” , bastava un cenno ed il malcapitato veniva segato in due, non importava se su un campo in erba o sul cortile in cemento della scuola. Ma il più delle volte il sangue era quello delle ginocchia sbucciate di Fabio che con estrema abnegazione si sacrificava per la riuscita dell’esercizio. A vedere tanta foga sportiva unitamente alla sua esperienza di vita, scrive Roberto Metz “non riuscivo a capire se era stato lui il sacrificato o se avevamo perso noi qualche insegnamento formativo”. 

Fabio Bracci è stato tanto presente a partire dall’anno 2004 quando è stato rifondato il Rugby Trieste, primo nucleo del futuro Venjulia, distinguendosi per il lavoro e l’impegno come dirigente, accompagnatore ed allenatore. Generoso  e lavoratore, come sua abitudine non si è mai tirato indietro nel sostegno. 

Fino a pochi anni orsono ha continuato a giocare  con il club   Old Tandoi.  

Il mondo del rugby triestino  ha perso un grande amico. 

A.C.