Sabato a Treviso è prevista pioggia. Ecco, se già l’incontro con i Pumas si preannunciava duro soprattutto soprattutto dal punto di vista fisico, ora quel che vedremo a Monigo a partire dalle 14, se il meteo dovesse mantenere quanto promesso, sarà ancor più simile ad una battaglia campale che ad una partita di rugby. I Pumas arrivano in Italia con la voglia di interrompere una striscia negativa che si protrae da sette partite, cosa che secondo alcuni potrebbe sembrare un punto a nostro favore, considerando il fatto che a livello di pressione potrebbero essere messi peggio loro. Ci sarebbe però da considerare che sei di queste sono arrivate contro le tre grandi potenze dell’emisfero sud (Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica) e l’ultima, sette giorni fa, contro la Francia, al momento la nazionale dell’emisfero nord che più può dirsi vicina al livello delle tre succitate. Se prendiamo in considerazione quest’ultima partita capiamo che le speranze di vittoria azzurra non sono poi così tante, e non è una questione di forbice stretta del punteggio di sabato scorso. I Pumas a lungo hanno messo alle strette i francesi, portando la sfida lontano dalla zona di comfort dei padroni di casa e attraendoli nella loro trappola fatta di garra, fisicità e un bel pizzico di provocazione (Lavanini è un maestro in questo ambito). Dupont e compagni sono stati bravissimi a non cadere in tentazione e a girare la sfida grazie al talento e alla classe dei suoi e grazie al piede di Jaminet, respingendo al mittente gli argentini, rimasti in gara fino alla fine. A questo va aggiunta la capacità dei Pumas di farci “giocar male”, ossia di insabbiare così tanto il nostro gioco da farlo rendere molto al di sotto delle nostre possibilità. Negli ultimi anni in almeno tre occasioni (Verona 2010, Roma 2013, Genova 2014) sulla carta sembravamo messi meglio e per tre volte tornammo a casa a mani vuote e con la sensazione di aver sprecato una grossa occasione. Per gli azzurri non sarà un match facile, anzi. Per certi versi saremo sollecitati come e più di quanto non lo siamo stati contro gli All Blacks a Roma. In mischia e touche, apparse balbettanti sabato scorso, la sfida sarà durissima, e non credo serva raccontare quanto la storia della mischia chiusa sia legata a doppio filo con quella del rugby argentino. I punti d’incontro saranno sede di battaglia campale, e sarà bello vedere se Lamaro e compagni ripeteranno la buona prova vista contro i tuttineri. Cambierà di molto, presumibilmente, il canovaccio tattico: i Pumas calciano molto di più rispetto a quanto non abbiano fatto i nostri avversari sabato, ed è probabilmente per questo che Crowley ha inserito Padovani all’ala – con compiti nemmeno troppo celati di secondo estremo – lasciando il punch di Mori in panchina. Sabato sarà inevitabile dimostrarsi più incisivi nelle fasi offensive, la difesa argentina potrebbe (potrebbe!) concedere qualcosa in più rispetto a quella neozelandese. Interessante sarà vedere Giovanni Licata a terza centro, con Giammarioli nemmeno in panchina e con Pettinelli pronto a prendersi il primo cap dalla panchina. Fuori anche Zanon, al suo posto Luca Morisi, dato in crescita. La sorpresa più grande, forse, è Ivan Nemer titolare con Fischetti che partirà dalla panchina, chiamato presumibilmente a tener alto il lavoro nei raggruppamenti nella fase calda del match. Nei Pumas, detto del forfait di Guido Petti in seconda linea, c’è grosso interesse per vedere Thomas Gallo da avversario sul suo campo di casa. E bisognerà stare attenti al piede potente e preciso di Emiliano Boffelli: in caso di disciplina al di sotto dello standard, il numero 15 argentino potrebbe farci parecchio male anche dalla distanza. Sono cinque, in definitiva, i cambi approntati da Kieran Crowley, tutti mirati ad aumentare il bacino da cui si attingerà fra poco meno di due anni. Si nota ancora una coperta un po’ corta in alcuni ruoli (seconda linea e pilone destro su tutti), ma per ora i ragazzi vanno fatti lavorare.

Nel primo pomeriggio di sabato a Monigo è prevista pioggia.Speriamo sia solo questione di acqua e fango.

Ad maiora.