Discreta cornice di pubblico all’Euganeo di Padova, con quasi venticinquemila spettatori a fare il tifo per i colori azzurri (vedi la photogallery della partita)

L’Australia è costretta all’ultimo minuto a fare a meno del classe 2000 Jordan Petaia, al suo posto Marika Koroibete.

L’Italia tiene il possesso per una quindicina di fasi, ma gli australiani sono molto efficaci al breakdown e ci soffiano l’ovale. L’Australia ci esplora vicino ai raggruppamenti, Foley calcia nella profondità ma la retroguardia azzurra fa buona guardia.

Poi, all’ennesimo calcio lungo dei Wallabies, Hayward buca e calcia a seguire nei 22 avversari, con Steyn portato fuori alla disperata a centimetri dalla linea di meta. La touche successiva è portata giù bene dagli australiani, ma un placcaggio al collo azzurro sventa la minaccia.

L’indisciplina azzurra permette ai Wallabies di guadagnare ancora metri ma al decimo minuto Toomua non trova i pali da 35 metri. L’Italia affronta l’avversario a tutto campo e il rientro di Hayward permette di dormire, per il momento,sonni tranquilli.

Al 14′ Tebaldi intercetta un passaggio di Gordon e vola in mezzo ai pali, ma l’arbitro ravvisa un fuorigioco e i Wallabies ci ricacciano indietro. Decisione molto risoluta da parte dell’arbitro, che non ha nemmeno chiamato in causa il TMO.

Una bella sortita al largo porta gli uomini di Cheika ad un passo dalla meta, ma il pallone scoppia in mano ai Wallabies e guadagniamo una mischia nei nostri 22, nella quale mettiamo sotto la loro prima linea e portiamo a casa una touche nei 10 metri australiani. Entriamo nei 22, ma un tenuto ci tarpa le ali. Giochiamo bene, ma l’indisciplina oggi non ci permette di esprimerci al meglio.

Gli australiani, però, non sfruttano l’ennesimo pallone nei 22 azzurri e ci permettono ancora una volta di risalire. L’Italia difende bene, costringe i Wallabies a forzare e rischiano relativamente poco. Sul primo placcaggio sbagliato, però, Kerevi buca e crea la superiorità, con Koroibete che schiaccia in mezzo ai pali. Toomua trasforma per il 7 a 0, poi Allan sbaglia il drop di avvio.

Riusciamo a limitare i danni in difesa, ma Kerevi ci taglia a fette ogni volta che prende velocità: sugli sviluppi dell’azione è ancora Koroibete a farci male al largo, con Toomua che aggiunge altri due punti per il 14 a 0. Gli azzurr non rinunciano a giocare e, dopo un fallo australiano a metà campo, guadagna una bella touche nei 22 allo scadere del tempo. Perdiamo però il possesso ai 5 metri e i Wallabies calciano fuori ponendo così fine al primo tempo.

La ripresa inizia con i Wallabies in attacco e con la terza meta di Kerevi, molto discutibile per via di una ostruzione e di tenuto che hanno viziato l’azione, Toomua arrotonda a 21. Pocock prende un bel buco, ma sugli sviluppi una leziosità di troppo nei passaggi permette a Bellini di raccogliere la palla e involarsi in meta, con Allan che trasforma per i primi – meritatissimi – punti italiani.

Gli azzurri si scuotono e guadagnano un calzio, ma Allan impatta sul terreno e non trova la touche. Cominciano a fioccare i cambi, ma l’Italia resta installata nella metà campo australiana. Guadagniamo una bella touche nei 22, ma i Wallabies ddifendono bene la maul e ci portano fuori. Sporchiamo bene però la loro rimessa e conquistiamo un vantaggio che costringe gli australiani al giallo di Sio. Non sfruttiamo però l’ennesima laterale, facendoci soffiare la palla dalle seconde linee.

Gli azzurri continuano a spingere e un buco di Campagnaro trova libero Castello, ma Traorè fallisce la ricezione e concediamo mischia sui 5 metri australiani, ma riusciamo a guadagnare punizione e, sugli sviluppi, gli australiani ci tengono alti.

All’ennesima mischia siamo costretti a giocare, con Folau che intercetta un passaggio telefonato e si invola, ma Bellini sul lanciato lo prende, costringendo gli avanti australiani accorsi a perdere il pallone in avanti. Entrambe le squadre sono stanche, gli australiani ne approfittano e si portano nei nostri 22 e Genia va oltre per la quarta meta.

Finisce così con un 26 a 7 per i Wallabies, e con la netta sensazione che l’Australia vista oggi era avversaria magari non battibile, ma che si poteva impensierire di più.