Il cosiddetto ‘bonus-difesa’ è, spesso e volentieri, un brodino insipido, che sfama e scalda poco. Di solito quel punticino, che giunge quando si perde con un margine inferiore alle otto lunghezze, è vissuto come una ‘beffa’ per la squadra che lo coglie. Normalmente è più forte il rammarico per aver solo sfiorato l’appuntamento con il successo (che consegna quattro o cinque punti per la graduatoria), rispetto alla soddisfazione di aver mosso la classifica.
Dall’estate del 2019, da quando cioè la guida tecnica è affidata a Giampaolo Brancoli (il coach che alla conduzione delle rappresentative under 16 del Livorno Rugby e del Granducato ha ottenuto, nelle stagioni 2014/15 e 15/16 rispettivamente il secondo ed il terzo posto a livello nazionale nei campionati di categoria), i Lions Amaranto Livorno non hanno raccolto, quando hanno perso, alcun punto: né il bonus-difesa, né il bonus-attacco (che come noto viene conquistato da tutte le formazioni capaci di realizzare almeno quattro mete). Nelle 31 partite con Brancoli in panchina (14, play-off inclusi, nella stagione di C1 2018/19, 11 nel torneo di B 2019/20 e 6 nella stagione 2021/22), gli amaranto hanno racimolato, globalmente, 117 punti, frutto di 25 vittorie (17 condite dal bonus-attacco) e 6 sconfitte. In nessuna delle 6 partite perse gli amaranto hanno dunque limitato i danni e chiuso con margini a distanza di break.  Almeno in tre circostanze, e più precisamente in tre gare disputate nel campionato 2019/20 (in casa con il Modena ed in trasferta con il Livorno Rugby e con lo Jesi), i Lions avrebbero meritato di più: in quelle occasioni il bonus-difesa non sarebbe stata una beffa ed anzi avrebbe premiato gli sforzi profusi. Ma analizzando con più attenzione il dato emerge come spesso e volentieri, in incontri equilibrati, i ‘Leoni’ abbiano saputo piazzare la loro zampata vincente e siano stati gli avversari ‘costretti’ ad accontentarsi del bonus-difesa. Già nella trionfale stagione 2018/19, nelle partite contro le altre ‘big’ del torneo di C1, i Lions sono parsi abili, in gare sul filo, ad imporre la propria legge. Lo stesso è capitato negli incontri di B dell’annata 2019/20 nelle due partite con la Capitolina Roma cadetta, nelle gare interne con il CUS Siena, con il Rugby Parma e nella trasferta di Imola. La stessa capacità di vincere di ‘corto muso’ è emersa in questa stagione negli incontri interni con Roma Olimpic e Modena e in quello esterno con lo Jesi. Quella amaranto – ad onta della sua ottima terza piazza in classifica – non ha gli stessi mezzi delle compagini destinate a lottare per la promozione in A, ma è comunque una squadra quadrata, che, quando necessario, sa mostrare quel sano istinto del killer con il quale indirizzare la partita equilibrata a proprio favore. Formazione labronica che non difetta, in ruoli chiave, della giusta esperienza. A proposito di uomini chiave ed esperienza: Giacomo Bernini, il valido terza linea classe ’89, capace di vincere due scudetti con le maglie del Rovigo e del Petrarca Padova e dal 2020 tornato nella squadra dei Lions, che lo aveva lanciato nel mondo del grande rugby, è, in senso assoluto, l’unico giocatore, da quando Brancoli siede sulla panchina dei ‘Leoni’, ad aver fatto i conti con una squalifica. Una squalifica di una settimana, in realtà mai scontata: l’avanti fece ben poco, in casa con il Parma, nel primo turno del girone di ritorno di B 2019/20, a risultato acquisito, per ‘evitare’ il quarto cartellino giallo della stagione, che, in automatico gli ‘regalò’ la settimana di stop. Uno stop giunto in una domenica di riposo… E’ stata, come detto, l’unica squalifica. Nelle 31 gare in questione, dall’estate del 2019 in poi, i Lions non hanno mai fatto i conti con cartellini rossi. Un segnale di maturità: si può giocare con grande agonismo e aggressività e si possono raggiungere buoni risultati, senza ricorrere alle maniere spicce, ma sempre restando nel limite del consentito.