San Siro, conquistato. L’Olimpico di Roma, conquistato. Il teatro? Ora anche quello è stato conquistato dalla palla ovale, grazie a “Murdoch”, un dramma in atto unico di Massimo Pandimiglio. L’opera ripercorre la storia di Keith Murdoch, l’All Black numero 686. Come chi è? Ok, forse è meglio fare un passo indietro e raccontarvi la storia reale, quella accaduta nel 1972:

Keith Murdoch, pilone degli All Blacks, autore dell’unica meta che diede agli All Blacks la vittoria contro il Galles il 2 settembre 1972 a Cardiff, il giorno dopo la partita venne svegliato dal capitano Kirkpatrick, che gli comunicò che gli era stata revocata la convocazione per il successivo match con la Scozia. Nella notte Murdoch, al termine di una festa ad alto tasso alcoolico, aveva pestato un vigilante gallese di nome Peter Frank. Murdoch, 29enne, non tornerà mai più in patria, in Nuova Zelanda. Sparirà nella campagna australiana, nei dintorni di un paesino chiamato Tennant Creek, nelle terre degli aborigeni. (se volete saperne di più questa storia è raccontata in “All Blacks” di Malcom Pagani).

Tra tutti i protagonisti della raffigurazione teatrale, non possiamo non citare il rugbista Paolo Paoletti, Campione d’Italia nel 1974-75 con la maglia del Rugby Brescia e giocatore della Nazionale dal ’72 al ’76 con 20 caps all’attivo nel ruolo di tallonatore. Il suo nome è legato ad un caso giudiziario e mediatico nato da un incidente di gioco durante la partita Caronte Reggio Calabria – Wuhrer Brescia. La stampa nazionale presentò in modo abnorme il caso ed un quotidiano romano titolò: “Arrestato Rugbista Cannibale”. Da quella esperienza e dopo venti anni di volontaria lontananza dal mondo del rugby è salito per la prima volta sul palcoscenico per impersonare una figura che, per ovvi motivi, non può che sentire vicina.